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Dat sempre decisiva? Con bizzarra conseguenza

Gianni Gennari giovedì 10 marzo 2011
La Camera discute una legge sulla "Dat", cioè "dichiarazione anticipata di trattamento", cui qualcuno vorrebbe aggiungere un'altra "t", per dire "trattamento terminale". La questione non è semplice. Ascolto in diretta la seduta della Camera, in tema. Che dire? In coscienza, un po' di scienza e parecchia esperienza di vicinanza a malati terminali, dico francamente che per anni e anni non c'è stato bisogno di una legge dello Stato. C'era la cosiddetta "alleanza" di affetti e competenze tra pazienti, familiari e medici di fiducia. Ma ormai " dopo la "sentenza" giudiziaria che ha voluto risolvere in modo assurdo la vicenda Englaro aprendo di fatto in modo surrettizio la via all'eutanasia " c'è proprio bisogno di una legge, e sempre in scienza e coscienza penso che essa non possa essere sostanzialmente diversa dal testo già approvato dal Senato e attualmente proposto alla Camera, una legge cioè che non ritiene di dare valore assoluto e intoccabile a qualsiasi "Dat", ma coinvolge e rispetta nel modo realisticamente possibile scienza e coscienza di tutti. Ciò per tante ragioni, ma ieri ("Liberal", pp. 1 e interne a firma Buttiglione) una mi ha colpito: nell'assurdità che esprime, mi pare del tutto decisiva. Eccola: se la "dat" fosse tassativa in assoluto e sempre, come vorrebbe qualcuno, la prima conseguenza sarebbe l'obbligo per tutti, persino per familiari e medici, di non soccorrere quelli, almeno i maggiorenni, che hanno tentato il suicidio, ma sono rimasti in vita. Occorrerebbe attenderne la morte, rispettando quella loro "Dat", sicuramente più eloquente e indiscutibile di ogni carta precedente. Qualcuno ritiene si tratti di un'esagerazione? Pensateci, qui portano certe strade...