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Danni di pregiudizi opposti: ridicolo e volute «dimenticanze»

Gianni Gennari sabato 16 aprile 2016
Le certezze diventate pregiudizi sono ridicole, ma pretendono di esser prese sul serio. Se per esempio (“L'Espresso”, 7/4, p. 9, titolone) leggi «Non lasciate morire il diritto all'eutanasia» capisci che chi scrive invoca quel «diritto», termine giuridico, che però almeno in Italia ancora non c'è. Col ridicolo che quel «non lasciate morire» chieda una sorta di “accanimento terapeutico” a favore del diritto alla morte procurata, giudicato moribondo. Discuterne? Così non è il caso. Non parrebbe neppure il caso di discutere un titolo di ieri su “Italia Oggi”, ove papa Francesco non è certo amato e da tempo più di una firma, nota per le sue simpatie per regimi antichi sia di Stato che di Chiesa, pare specializzata in accuse all'attuale Vescovo di Roma. Ma vediamo (p. 12) questo singolare titol(acci)o: «Papa Bergoglio cammina sulle uova»! Intervista a un esperto «per capire di più» della esortazione postsinodale Amoris laetitia. Leggi e ti è difficile giustificare non solo quel titolaccio, per lo meno ridicolo, ma anche i ragionamenti seguenti. Apprendi, per esempio, che solo «le parole di Gesù nel Vangelo (…) hanno obbligato (Francesco) ad essere più prudente», e che solo ciò avrebbe evitato che fosse formalizzato un diritto a un vero e proprio «divorzio cattolico». Quasi incredibile forzatura polemica, ma anche evidente dimenticanza che nella storia della Chiesa, e della teologia cattolica, da sempre c'è “il discernimento” – termine prezioso, vero? – tra “i princìpi”, che non mutano, e “le applicazioni” via via attuate nella concretezza della vita, personale e sociale. Basterebbe ricordare le diverse condizioni perché si dia peccato grave, e in tema di matrimonio il privilegium petrinum – roba classica, non invenzioni progressiste – per capire che titolaccio e accuse trovano radice in quel “pregiudizio”, che verso Francesco ormai per qualcuno è una fissa.