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Dalle missioni gesuitiche del '600 la spiritualità dell'America latina

Andrea Milanesi domenica 10 agosto 2003
Quello scritto nelle missioni gesuitiche si sta rivelando uno dei capitoli più interessanti della storia musicale dell'America Latina. All'interno delle reducciones la musica giocava infatti un ruolo fondamentale nella vita quotidiana delle popolazioni locali: nei momenti dedicati al lavoro e in quelli destinati al divertimento, ma soprattutto durante le funzioni religiose. Grazie all'appassionato lavoro di ricerca di alcuni studiosi, in questi ultimi anni il variopinto mosaico della vita musicale sudamericana del XVII e XVIII secolo sta ricostruendo i propri tasselli, che confluiscono progressivamente in interessanti e diversificati progetti discografici. Un avvincente quadro del repertorio vocale di carattere liturgico viene rappresentato nell'album New World Symphonies (cd pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music), in cui il gruppo vocale e strumentale Ex Cathedra diretto da Jeffrey Skidmore dimostra di muoversi perfettamente a proprio agio tra il colto retaggio polifonico del Vecchio Continente, come nella Missa "Ego flos campi" dello spagnolo Juan Gutiérrez de Padilla, e il coinvolgente registro popolare di alcuni mottetti in lingua indigena, sfavillanti testimonianze di una spontanea devozione. Orizzonti completamente diversi si spalancano all'ascolto del cofanetto The Jesuit Operas (2 cd pubblicati da Dorian e distribuiti da Sound and Music), dove l'Ensemble Abendmusik guidato da James David Christie avvicina due lavori teatrali posti agli estremi temporali dell'arte barocca. Da un lato l'opera in cinque atti Apotheosis sive Consecratio SS. Ignatii et Francisci Xaverii di Johannes Hieronimus Kapsberger, imponente dramma musicale scritto in ambito gesuitico per la canonizzazione di sant'Ignazio di Loyola (fondatore della Compagnia di Gesù) e del suo discepolo san Francesco Saverio (protettore delle missioni), avvenuta a Roma nel 1622; dall'altro San Ignacio, spumeggiante e festosa composizione risalente alla prima metà del Settecento, concepita nelle terre paraguaiane da Domenico Zipoli e Martin Schmid. Celebrazioni allegoriche sempre in bilico tra registro sacro e profano, che questa interpretazione non riesce però a restituire nella loro originale vivacità di suoni e colori.