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Dalla Svizzera il romantico Miserere del tormentato avvocato Froumllich

Andrea Milanesi domenica 19 agosto 2007
Chissà, forse se Friedrich Theodor Fröhlich avesse seguito fino in fondo la propria vocazione di compositore, senza assecondare la volontà paterna e insistere su travagliati studi giuridici o accettare occupazioni di ripiego per sbarcare il lunario, la sua fortuna artistica e la sua stessa vita avrebbero preso una piega diversa; ma la biografia del musicista elvetico, ricostruita a fatica attraverso un frammentato epistolario, riporta solo le testimonianze di una condizione esistenziale tormentata. Nato nel 1803 a Brugg, nella Svizzera settentrionale, Fröhlich divenne ben presto avvocato, ma un'irrefrenabile passione per la musica lo spinse fino a Berlino, dove entrò in contatto con il sommo Mendelssohn; di salute cagionevole, fece poi ritorno in patria e si stabilì ad Aarau, barcamenandosi tra lezioni private e l'incarico di direttore della locale Singakademie. Alle sofferenze dovute all'incomprensione riservata ai suoi lavori e all'isolamento a cui lo costringevano le sue scelte artistiche "d'avanguardia", si andò progressivamente aggiungendo una difficile situazione finanziaria; cadde così in una profonda crisi depressiva, al culmine della quale il 16 ottobre 1836 si tolse la vita gettandosi nel fiume Aar. Per un crudele gioco del destino, oggi Fröhlich viene considerato una delle punte di diamante del romanticismo musicale svizzero. Alla sua produzione di carattere sacro il complesso corale Basler Vokalsolisten e il direttore Sebastian Goll hanno ultimamente dedicato un progetto discografico (pubblicato da Musiques Suisses e distribuito da Milano Dischi) che include una selezione di mottetti a 4 voci per coro misto e soprattutto il sorprendente Miserere «per 12 voci a cappella e accompagnamento di pianoforte», suddiviso in nove sezioni chiamate a ricostruire il grandioso affresco penitenziale del Salmo 50. Un lavoro di ampio respiro, concepito nel 1830 sull'onda dell'entusiasmo per l'arte del «divino Sebastian [Bach]» e dell'«eternamente puro Beethoven», in uno dei rari momenti di serenità creativa di Frölich, che del suo Miserere ebbe modo di scrivere: «Forse non avrò mai l'occasione di ascoltarlo, ma nel comporlo ho provato una gioia indescrivibile; è stata una delle esperienze più felici della mia vita'».