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Dall'alleanza tra generazioni allo stupore di esserci

Cesare Cavalleri mercoledì 24 febbraio 2010
Molto interessante il Rapporto-proposta predisposto dal Comitato per il progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, pubblicato col titolo La sfida educativa (Laterza, pp. 224, euro 14) e rapidamente giunto alla settima edizione.
Nella prefazione, il cardinale Camillo Ruini ricorda che più volte la Chiesa italiana ha richiamato l'attenzione sull'«emergenza educativa», e questo Rapporto-proposta non si limita alla diagnosi delle notorie difficoltà attuali, bensì offre anche proposte di intervento settore per settore: famiglia, scuola, comunità cristiana, lavoro, impresa, consumo, mass media, spettacolo, sport.
Il problema educativo è un problema antropologico. Infatti, si legge nel Rapporto, «è difficile educare senza avere in mente un modello di uomo, di esperienza umana, che sappiano costituire un fine per cui vale la pena impegnarsi». L'educazione riguarda l'intelligenza, nella sua radicale apertura alla verità e al senso; riguarda il desiderio e l'affettività, e non può non essere educazione alla libertà e della libertà, superando «la disastrosa idea che la libertà sia tutta e solo potere di scelta e non anche capacità di adesione al bene, e capacità di relazione con l'altra libertà». Inoltre, l'idea di educazione è inscindibile da quella di alleanza tra le generazioni, «in nome di un'eredità da trasmettere per nuovi arricchimenti e in virtù di un'appartenenza a una comune genealogia. Idee che si sintetizzano in quella ampia di tradizione, che al pari di quella di autorità è oggi difficilmente pronunciabile, eppure è altrettanto indispensabile».
In un altro contesto, il cardinale Carlo Caffarra, aveva sostenuto, con Jungmann, che educare significa «introdurre una persona nella realtà». Ecco perché educare oggi è una sfida e un'emergenza; perché vengono meno il concetto e la percezione della realtà, non solo per l'invasione del virtuale. L'arcivescovo di Bologna spiega in tre implicazioni la «dissoluzione del reale»: poiché, con Nietzsche, «non ci sono fatti, ma solo interpretazioni», diviene privo di senso porsi la domanda della verità; avendo ridotto la libertà a mero arbitrio, la si priva di qualsiasi radicamento in un senso obiettivo; essendo venuto meno il senso della propria vita come storia, si corrompe il senso del tempo, e quindi si rinuncia a ogni definitività.
In questo contesto, come è possibile educare? Per restituire il senso del reale, occorre innanzitutto riscoprire lo stupore. Con san Gregorio di Nissa, «i concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce». Stupore di che cosa? Della realtà: che ci sia «qualcosa» anziché «niente»; che io ci sia, pur sentendomi non necessario. Lo stupore nutre il desiderio di essere, affermando contemporaneamente il mio esserci e l'illimitatezza dell'Essere.
Educatori non sono soltanto i genitori e gli insegnanti, anche i sacerdoti sono in prima linea. Per questo il cardinal Caffarra sarà uno dei relatori, con monsignor Italo Castellani, arcivescovo di Lucca, al convegno per sacerdoti diocesani «La pastorale della parrocchia di fronte alla sfida educativa», che il centro Iniziative Culturali Sacerdotali (icsacerdotali@davide.it) organizza il 2-3 marzo prossimi, al Castello di Urio (Lago di Como). Sarà utile la lettura degli Atti di tale convegno, dato che, come si legge nel Rapporto-proposta del progetto culturale, nel 70% delle diocesi italiane sono presenti iniziative per la formazione permanente degli sposi e dei genitori, e nel 60% delle diocesi sono presenti specifiche «scuole per genitori». Pertanto, «la comunità cristiana ha la responsabilità e il dovere di tornare a parlare di "vocazione educativa", dopo che oggi questo modo esigente e ricco di fondare l'educazione è stato spesso dimenticato».