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Dal 1978 sei milioni di aborti. Diritto non garantito?

Pier Giorgio Liverani domenica 2 aprile 2017
Gli ultimi giorni del mese passato sono trascorsi, sui giornali italiani, tra la memoria del suicidio-eutanasia di Fabo (meglio e più rispettoso ricordarlo come Fabiano Antoniani, perché si muore con il proprio vero nome) e l'annuncio in tono glorioso della straordinaria vendita di 365.000 confezioni della pillola EllaOne, cioè del contraccettivo dei cinque giorni dopo, che assicura la morte del concepito, se c'è, trasformando l'utero materno da culla tiepida e accogliente ad ambiente più che ostile al minuscolo neoconcepito.
La Repubblica ha sventolato davanti ai suoi lettori (mercoledì 29) il numero dei mortali confetti – 1.000 ogni giorno – venduti in un anno. La nascita e la morte a sfondo giuridico di diritti si sovrappongono. Ambedue sono considerate una vittoria dei diritti cosiddetti "civili", ma entrambi più che discutibili.
L'accento di questo doppio avvenimento ha avuto un sapore molto più forte del solito proprio perché appaiono come due obiettivi politici da raggiungere: «Una trentina di italiani, nell'ultimo mese, sono arrivati in Svizzera per morire», annunciava domenica Il Fatto Quotidiano e «392 si sono iscritti in un anno all'associazione "Dignitas"» che li accontenta. Gli amici di Fabiano negano di «fare una battaglia politica», ma il chiasso mediatico che è stato suscitato intorno alla vicenda sembra invece confermarla pienamente. E politico sembra anche il silenzio stampa che, dalle "fortezze dell'aborto di Stato", si stende come una pesante coltre per nascondere questa tragedia nazionale: sono 5.729.700 i bambini che sono stati abortiti nel nostro Paese fino al 2015. Come tutti gli abitanti delle città di Roma e di Milano messi insieme.
Ma sui giornali si legge che l'aborto è uno dei «diritti non garantiti» (Corriere della Sera, mercoledì 29), anzi «negati» per colpa dei medici obiettori, cosicché le donne sono «penalizzate » mentre l'Onu «chiede misure più efficaci» (La Stampa, sempre mercoledì 29). Non basta che contro i medici coerenti si applichino la pena del discredito e l'accusa della falsa coscienza: bisogna costringerli o licenziarli, dice o scrive chi sventola un diritto che non esiste.

PADRE PROVETTA
Anche l'opposta faccia delle nascite, la Pma (procreazione medicalmente assistita), va considerata, perché è causa di molte morti e per la donna non si può trascurare il costo in sentimenti e in dignità del concepimento artificiale: la manipolazione del corpo e la violazione, da parte del personale sanitario, del momento più intimo della vita di una coppia, e ciò tanto più se il seme usato è eterologo e pagato. Si tratta sempre, come minimo, di un "adulterio" consensuale. E a maggior ragione se manca o è opposto il consenso del marito.
Proprio questo è accaduto a Brescia – mancava il consenso, informa Il Giorno – e la Cassazione ha sentenziato che si trattava di un figlio adulterino: il vero padre di suo figlio era in una provetta.