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Da scienza a incoscienza

Gianni Gennari domenica 10 dicembre 2006
A giocare fuori casa in pagina si rischia di perdersi e non saper più ciò che si scrive. Su "Magazine" del "Corsera" (7/12, numero senza le firme) c'è chi riflette ironico su "Nativity", la fiction di recente trasmessa in Tv e, dopo averne detto tutto il male possibile - "in Tv, un melenso santino" - mostra la sua incompetenza scrivendo che "l'unico spunto insolito è il modo di ipotizzare ciò che accadde fra Giuseppe e Maria quando lei gli rivelò di essere incinta dello Spirito Santo". Per quel "dello", a stare ai testi, ci vorrebbe un "dallo", ma a parte il fatto che l'Autore per mostrarsi informato scrive sicuro che in tema "è lecito aspettarsi lumi da Papa Ratzinger quando in primavera uscirà l'atteso suo libro su Gesù di Nazaret", tu capisci che l'Autore ignora che nel racconto evangelico di Luca Maria non "rivela" niente a Giuseppe, ma tace, al punto che lui quando dai segni della gravidanza si accorge della cosa pensa di "rimandarla in segreto", e poi apprende da una rivelazione la realtà di quella gravidanza eccezionale. Leggi e ti diverti anche tu sulla baldanza di chi pur di scrivere affronta impavido il rischio del capitombolo: piccolo, ma reale. Capita anche a Vera Schiavazzi, che su "Panorama" (7/12) con titolo "La matematica non è un'opinione, la fede invece sì", intervista in ginocchio un uomo di numeri che gioca fuori casa e perciò ironizza sul "calcolare in metri l'ascensione(sic!) della Madonna", che scambia con "l'Assunzione", e poi dice che per capire che la Chiesa conta troppo, in Italia, basta "guardare un Tg". Scienza! O incoscienza?