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Da Missa a Pater Noster la missione evangelica e musicale di Vasks

Andrea Milanesi domenica 20 gennaio 2008
«Penso che io e mio padre abbiamo fondamentalmente dedicato la vita alle medesime cose: lui era un pastore protestante, io sono un compositore, ma abbiamo sempre condiviso lo stesso desiderio di rivolgerci alla dimensione spirituale dell'uomo e di vivere senza mai prescindere da essa; di aiutare gli altri a capire che siamo destinati all'eternità e di domandarci in continuazione se non ce lo stiamo dimenticando"». È nel contempo un manifesto artistico e una professione di fede quella che il musicista lettone Peteris Vasks (classe 1946) ha affidato a queste sue parole: il baricentro esistenziale attorno al quale ruota e si alimenta un percorso creativo in cui le più profonde convinzioni in campo estetico e religioso arrivano a coincidere.
Al fianco di personaggi come gli estoni Arvo Pärt e Veljo Tormis o il lituano Algida Martinaitis, Vasks rappresenta una delle figure più autorevoli del variegato e stimolante panorama che caratterizza l'attuale momento di rinascita culturale dei giovani Stati dell'area baltica; il progetto discografico realizzato dal Coro della Radio Lettone e dall'orchestra Sinfonietta Riga diretti da Sigvard Klava (cd pubblicato da Ondine e distribuito da Jupiter) raccoglie alcune delle sue più significative pagine sacre composte durante l'ultimo ventennio, sull'onda della ritrovata libertà di culto e, conseguentemente, di espressione artistica garantita dalla caduta del Muro di Berlino e dall'indipendenza politica delle Repubbliche dell'ex Unione Sovietica.
In opere come Missa (la cui versione corale risale al 2000, ma che poi è stata rielaborata nel 2005 con l'aggiunta dell'orchestra) o Dona nobis pacem (1996) si assiste al definitivo superamento dello scontro concettuale "avanguardistico" a favore del recupero di una ritrovata impronta armonico-melodica spesso ricavata dalla ricca tradizione musicale locale. Principi stilistici che si riflettono in modo particolare nella serenità pacificante con cui Vasks ha rivestito di musica le parole del Pater noster (1991) che, per sua stessa ammissione, rappresentano l'essenza stessa della preghiera: «Un momento di massima concentrazione spirituale, un atto di fede per chiedere una guida sicura in questo mondo in cui spesso ci sentiamo abbandonati».