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Da Gesù la strada che arriva a Dio

Ermes Ronchi giovedì 19 maggio 2011
V Domenica di Pasqua
Anno A

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita» (...).

Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fiducia. Sono le parole primarie del nostro rapporto con Dio e con la vita, quelle che devono venirci incontro appena aperti gli occhi, ogni mattina: scacciare la paura, avere fiducia.
Avere fiducia (negli altri, nel mondo, nel futuro) è atto umano, umanissimo, vitale, che tende alla vita. Senza la fiducia non si può essere umani. Senza la fede in qualcuno non è possibile vivere. Io vivo perché mi fido. In questo atto umano la fede in Dio respira.
Abbiate fede in me, io sono la via la verità e la vita. Tre parole immense. Che nessuna spiegazione può esaurire.
Io sono la via: la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri. Sono la strada: davanti non si erge un muro o uno sbarramento, ma orizzonti aperti e una meta. Sono la strada che non si smarrisce. Shakespeare scrive «la vita è una favola sciocca recitata da un idiota sulla scena, piena di rumore e di furore, ma che non significa nulla». Con Gesù la favola senza senso diventa la storia più ambiziosa del mondo, il sogno più grandioso mai sognato, la conquista di amore e libertà, di bellezza e di comunione: con Dio, con il cosmo con l'uomo.
Io sono la verità: non in una dottrina, in un libro, in una legge migliori delle altre, ma in un «io» sta la verità, in una vita, nella vita di Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell'uomo e di Dio. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero o di riti, ma una storia e una vita (F. Mauriac).
Io sono: verità disarmata è il suo muoversi libero, regale e amorevole tra le creature.
Mai arrogante. La tenerezza invece, questa sorella della verità.
La verità sono occhi e mani che ardono! (Ch. Bobin). Così è Gesù: accende occhi e mani.
Io sono la vita. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazareth? La risposta è una pretesa perfino eccessiva, perfino sconcertante: io faccio vivere. Parole enormi, davanti alle quali provo una vertigine. La mia vita si spiega con la vita di Dio. Nella mia esistenza più Dio equivale a più io. Più Vangelo entra nella mia vita più io sono vivo. Nel cuore, nella mente, nel corpo. E si oppone alla pulsione di morte, alla distruttività che nutriamo dentro di noi con le nostre paure, alla sterilità di una vita inutile.
Infine interviene Filippo: «Mostraci il Padre, e ci basta». È bello che gli apostoli chiedano, che vogliano capire, come noi.
Filippo, chi ha visto me ha visto il Padre. Guardi Gesù, guardi come vive, come ama, come accoglie, come muore, e capisci Dio e la vita.
(Letture: Atti degli Apostoli 6,1-7; Salmo 32; 1 Pietro 2,4-9; Giovanni 14,1-12)