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Aggeo. Curare le radici della memoria per costruire il futuro

Matteo Liut lunedì 16 dicembre 2019

Il popolo è stanco e sfiduciato, tutto sembra andare in rovina e non sembra esserci nessuno in grado di offrire speranza, ma Dio fa sentire la sua voce e chiede di non mettere mano alla sua “casa”, il tempio, il segno più evidente della sua vicinanza. Questa storia si colloca in Israele al rientro dall’esilio babilonese, nel VI secolo prima di Cristo, ma la voce di sant’Aggeo, profeta, dà forma a un appello che rimane senza tempo: mai dimenticare di curare il rapporto con il Signore, nemmeno nei momenti più bui della storia. In appena due capitoli il libro di Aggeo, che si rivolge al sommo sacerdote Giosuè e al governatore della Giudea, Zorobabele, contiene un potente avvertimento: nessuna nazione può “ricostruirsi” da sola, nessun popolo ha futuro privo della memoria delle proprie radici di fede.

Altri santi. Sant’Everardo del Friuli, confessore (IX sec.); sant’Adelaide, imperatrice (931-999).

Letture. Nm 24,2-7.15-17; Sal 24; Mt 21,23-27.

Ambrosiano. 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88 (89); Rm 4,13.16-18; Mt 1,18b-24.