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Camillo de Lellis. Curare i malati e le ferite dell’umanità, la testimonianza che aiuta la scienza

Matteo Liut venerdì 14 luglio 2023
Siamo tutti bisognosi di cura, abbiamo tutti la profonda urgenza di avere qualcuno accanto che ci aiuti ad affrontare le nostre ferite, le nostre infermità, le nostre debolezze. Ecco perché prendersi cura dell’umanità è l’attività che più di ogni altra riflette l’agire di Dio nella storia: fin dall’inizio dei tempi Egli è, infatti, compagno e sostegno di ogni essere umano nel viaggio della vita, soprattutto nei momenti di sofferenza. È in questa dimensione che visse e operò san Camillo de Lellis, profeta di una medicina che sa mettere al centro le persone e la loro dignità. Nato a Bucchianico (Chieti) nel 1550 in una famiglia nobile intraprese la carriera militare, ma a causa di una piaga al piede per un periodo fu ricoverato a Roma. Riprese le armi, fu rovinato dal vizio del gioco, che lo portò a perdere tutti i suoi averi. Si ritrovò così al servizio dei Cappuccini di San Giovannni Rotondo. Nel 1575 fu ricoverato nuovamente all’ospedale di San Giacomo degli Incurabili a Roma e lì finalmente trovò la sua strada: si mise a servire con dedizione e delicatezza i compagni malati ed ebbe l’idea di fondare una congregazione votata a questa attività. Nacquero così nel 1582 i Ministri degli Infermi, i Camilliani: l’esperienza militare del fondatore fu una risorsa preziosa per modernizzare l’assistenza ai malati, che prese così una forma più organizzata. De Lellis morì nel 1614 a Roma. Fu beatificato il 7 aprile 1742 e canonizzato il 29 giugno 1746 da Benedetto XIV. Con san Giovanni di Dio, tra l’altro, è patrono degli ospedali e dei malati dal 1886 e degli infermieri dal 1930. Altri santi. Santa Toscana, vedova (1280-1343); beata Angelina da Montegiove, vedova (1377-1435). Letture. Romano. Gen 46,1-7.28-30; Sal 36; Mt 10,16-23. Ambrosiano. Gs 6,19-20.24-25.27; Sal 46 (47); Lc 9,23-27. Bizantino. 1Cor 7,35-8,7; Mt 15,29-31. t.me/santoavvenire