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CREATURE E CREATORE

Gianluigi Corti venerdì 13 luglio 2018
Paolo è consapevole che ciò che la generosità divina ha posto nel mondo come traccia di sé può sfuggire all'uomo e addirittura essere travisato. Sempre nella lettera ai Romani si esprime in questi termini: «Pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato e ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti» (1,21). Aprire lo scrigno del creato e non cogliere ciò che il creatore vi ha posto con chiarezza di se stesso è per Paolo l'inizio di una tragedia senza fine. La radice di ogni male è questa: «Hanno adorato e servito le creature anziché il creatore» (1,25). Primo effetto dell'idolatria è per l'Apostolo la promiscuità sessuale, in modo particolare l'omosessualità. Ma se ci impuntassimo su questo punto e dimenticassimo la deriva morale che Paolo continua a presentare nel resto del brano commetteremmo un errore fatale. La sostituzione del Creatore con le creature corrompe i rapporti umani sotto ogni aspetto. Ingiustizia, presunzione, malizia, arroganza, omicidi, liti e frodi sono solo una parte della lunga lista che Paolo compila come frutto dell'idolatria. Non vedere le impronte di Dio nella sua creazione la svuota di relazioni positive e da giardino la rende un inferno.