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Correttori del Papa: malintesi e malumori (con finale scorretto)

Gianni Gennari martedì 17 novembre 2015
Correzione: se fraterna è evangelica. Una volta “di correzione” erano anche le case per “i discoli”. Con quel nome non pare ci siano più, ma i discoli ci sono sempre, per esempio in certe pagine da un paio d'anni piene di “correzioni” non proprio fraterne, talora incredibili nei confronti di uno di nome Francesco, e con pretese singolari. Dai ritagli sul “Foglio” (25/9, pp. 1 e 5 intera) ne salta fuori una catena: gara grande a “correggere” il Papa che via via «non piace», «troppo molle», «sfuggente», ma anche «draconiano». Slalom speciale, e stavolta la correzione esplicita è fin nel titolo: «Francesco politico corretto». Un rimprovero, con quel «corretto» che è proprio participio passato «passivo». Gli “agenti” sono loro, sul Papa in America: «Davanti al Congresso in seduta comune non si è presentato il Francesco tosto e dalla parola tagliente… ma quello accorto e prudente». Insomma, troppo timido, il Papa! Sì! Ha parlato di «difendere la vita, ma senza approfondire», anche di «dialogo internazionale, ma senza parlare di Cuba» e non ha fatto «affondi sul capitalismo selvaggio». Insomma: si è concentrato su quello che unisce più che su quello che divide. Sapore di papa Giovanni? Ovvia in replica la correzione “fraterna” secca: loro vanno a pescare (p. 5) il «gesuita liberista James Schall» che dopo un lungo argomentare conclude: «…su capitalismo e global warming il Papa sbaglia»! Bella soddisfazione, in redazione: un gesuita che “corregge” un altro, e… che altro! Tanto entusiasmo dunque in casa “Foglio”, ma che fa perdere qualche colpo quando, per contrastare Francesco critico sul clima ecco “l'inviato” che conclude: «Mi viene da usare (sic!) le parole di San Paolo: Non conosciamo né il giorno né l'ora» “San Paolo”? No. È Gesù stesso, nel Vangelo di Matteo (25, 13).