Rubriche

Conte la prego, riapriamo subito le chiese e poi gli stadi

Italo Cucci martedì 28 aprile 2020
Prima di darmi allo sport – materia oggi rivelata infima da un governo immobile – ho fatto il cronista giudiziario e mi son costretto ad un aggiornamento specifico quando, durante il processo Nigrisoli, ho conosciuto l’avvocato Carlo Alberto Perroux, un principe del foro che mi ha erudito chiedendo in cambio, anni dopo, una rubrica sul Guerin Sportivo dedicata al Bridge. Ecco perché oggi sono in grado di affermare – incoraggiato dal costituzionalista Sabino Cassese – che stiamo vivendo una stagione straordinariamente liberticida che ha sollecitato proteste nel mondo intero, mentre a casa nostra c’è addirittura chi raccomanda che «la democrazia non sia una palla al piede». So – perché c’ero – come potrebbe finire. Non perché i nostri affezionati mezzibusti siano pericolosi sovversivi: sono solo molli e ignoranti. Che a volte è anche peggio. Non mi stupirei se, perdurando questa sorta di coprifuoco che danneggia corpi e menti, saltasse fuori un governante aggiunto per l’emergenza come Achille Starace, già presidente del Coni diventato segretario del Partito Fascista , che costringeva i ministri di Mussolini a fare sport allo Stadio dei Marmi: prova decisiva il salto in un cerchio di fuoco. Leo Longanesi ne rise fino alla censura. Altri vi diranno dei danni inflitti con norme incerte e pavide alla Società, alla Famiglia, alla Scuola, alla Cultura e alla Salute degli italiani, per non dire del tracollo economico che può trasformarsi in miseria, titolare della fame, la massima inquietudine capace di trasformare le genti più pacifiche in ribelli.
Io mi fermo allo sport, che ne ha già abbastanza. L’altalena di indecisioni è indecente. L’ultimo intervento del premier Conte – tifoso inconsapevole della Roma – ha raggiunto vertici di comicità involontaria soprattutto quando gli è arrivata la bacchettata correttiva del ministro dello Sport Spadafora i cui interventi avrebbero senso se fossero effettuati dal ministro della salute Bob Hope, pardon Roberto Speranza. Dappertutto, nel mondo, e significativamente in Europa, tutto lo sport sta riprendendo vita e non c’è migliore annuncio di una vittoria per dichiarare concluso, o come in questo caso attenuato, un periodo particolarmente tragico. Lo sport e il calcio in particolare non chiedono elemosine a un governo bollettaro, pretendono solo di salvaguardare i propri interessi. Un’ulteriore lunga attesa rischia di partorire soluzioni emergenziali umoristiche come la proposta lotitiana di giocarsi lo scudetto in una partita secca fra Lazio e Juve. Magari aggiungendo al prossimo torneo una squadra, il Benevento, promossa sul campo. Ovviamente al posto del retrocedendo Brescia, tanto per far piacere all’illuminato nichilista Cellino. Per non apparire egoista chiedo ai governanti non solo di farmi rivedere e raccontare il campionato di calcio: di questo vivo. Poi voglio portare a passeggio la mia nipotina per farle conoscere – a quattr’anni si può – il bello della primavera fra poesia e prosa. Eppoi, come ho già scritto qui, se è vero che agogno l’apertura degli stadi, mi sta ancora più a cuore quella delle chiese. Dove vivo – a Pantelleria – ce n’è una matrice, un santuario mariano e tante chiesette: tutte vuote. Qui non c’è contagio e ordinatamente ubbidiamo ai decreti anche se non ci riguarderebbero. Ma perché negarci il luogo della preghiera?