Condividiamo un'immagine se è il segno di una speranza
Si tratta invece della basilica di Santa Maria Collemaggio all'Aquila, veramente distrutta dal terremoto del 2009 ma senza che alcuna statua fosse rimasta in piedi: quella che troneggia sulle macerie, nello scatto che è circolato nei giorni scorsi, è stata aggiunta con un fotomontaggio. Se tuttavia qualcuno si è preso la briga di costruire un falso di questo tipo è perché accade regolarmente – allorché la natura o l'uomo infieriscono su edifici di culto – che si dia risalto alla eventuale "sopravvivenza" di una statua o di un quadro a soggetto sacro, spesso associata all'espressione: «miracolosamente intatta». E poiché i social network fanno da moltiplicatori di tale risalto, vale la pena interrogarsi sul significato che attribuiamo a queste immagini, e quindi sull'opportunità di rilanciarle – sempre dopo essersi accertati che siano vere e non artefatte. Diffidiamo di una lettura frettolosamente "miracolistica", secondo la quale tali oggetti verrebbero risparmiati dalla distruzione per una protezione "divina": perché la stessa protezione non sarebbe stata accordata alle vittime umane di quel terremoto o bombardamento?
Se invece vi leggiamo il segno che Dio non abbandona i suoi figli neppure nel momento in cui perdono tutto; che rimane loro vicino, a curarne le ferite e a promettere che ne guariranno, allora vale la pena condividerle, insieme alla speranza che nutriamo.