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Con trucco e senza inganno

Roberto Mussapi mercoledì 30 luglio 2014
«Qualunque dio venga contraffatto, né Apollo né Minerva tollerano l'inganno». Nel vulcanico, rapsodico, anche un po' matto saggio Guida alla cultura, il poeta Ezra Pound mescola materiale eterogeneo, in una sorta di calderone che produce sortite straordinarie. Improvvise, ma tutt'altro che rare. Qui, con fulminea incisività, mette il dito sulla falsificazione del sacro. L'uomo ha sempre prodotto immagini religiose, necessarie quando rispondono alla realtà simbolica, estetica: dobbiamo avere un'idea, più o meno astratta, della divinità. Ma quando vien meno la sincerità d'ispirazione, quando è un puro idolo quello che viene proposto e non un'immagine, non una rappresentazione della divinità, questa si ribella. Apollo e Minerva, simboli di saggezza, armonia e sapienza, non tollerano il trucco: tradotto in termini contemporanei, pseudoreligioni che incantano ingenui divi del cinema americani, "operatori dell'occulto" le cui insegne pubblicitarie imperversano sulle statali delle province italiane, commercio senza scrupoli di immagini sacre… Pound prosegue, e ciò che scrive più di sessant'anni fa, vale oggi, letteralmente: vendete i vostri giochi in quanto tali, esorta il poeta americano, onesti trucchi, prestigiazione, bussolotti e coniglio che esce dal cilindro, comportatevi come Silvan e gli onesti e bravissimi e benefici illusionisti e prestigiatori. Ma non spacciate il vostro trucco per magia. Bravura, incantesimo, niente di miracoloso. Non occupate abusivamente la sfera del sacro.