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Con gli agricoltori under 30 le tecnologie 4.0 entrano nei campi e nelle stalle

Andrea Zaghi domenica 11 novembre 2018
L'agricoltura digitale esiste davvero. Anche se terra, acqua e sole – e fatica di piegar la schiena –, contano ancora molto per arrivare ad ottenere le bontà agroalimentari nostrane. Eppure, sempre di più le tecnologie 4.0 entrano nei campi e nelle stalle, e vanno di pari passo con una meccanizzazione agricola d'alta gamma. Una "prova" della collaborazione fra 4.0, macchine e sapienza agricola la si è avuta in questi giorni all'EIMA di Bologna, l'appuntamento sulla meccanizzazione agricola più importante del Paese. Occasione di bilanci e di prospettive, i giorni bolognesi delle macchine agricole hanno restituito l'immagine di un settore in difficoltà dal punto di vista di mercato in Italia, ma in grande spolvero in quanto a tecnologie. Senza contare proprio l'orizzonte della meccanizzazione agricola 4.0.
Quest'ultimo aspetto è stato analizzato da una ricerca di Nomisma. L'agricoltore 4.0 italiano è giovane, diplomato o laureato, vive e lavora nel Nord Italia ed è alla guida di una azienda con una superficie coltivabile superiore ai 50 ettari, ha spiegato l'indagine nell'indagine promossa dall'Informatore Agrario e da FederUnacoma. Se poi a livello mondiale i sistemi digitali per l'agricoltura valgono 3,5
miliardi, la cifra si riduce notevolmente in Europa (700 milioni), mentre in Italia si arriva solo a circa 100 milioni con una superficie agricola "digitalizzata"
che
rappresenta solo l'1% del totale. Ma è la prospettiva che conta. Starebbe "avanzando" infatti una schiera di
nuovi imprenditori che vedono nell'agricoltura 4.0 la risposta ai
cambiamenti climatici e all'aumento della popolazione. Rimane comunque ancora quello che in altri comparti viene indicato come digital divide: nelle aree rurali solo il
77% della popolazione ha infatti accesso a Internet. Poi c'è il mercato. Non è un segreto che il settore della meccanizzazione agricola in Italia abbia beneficiato del buon andamento del mercato mondiale delle macchine, ma che adesso sia in una situazione delicata. Così, se il 2017 si è chiuso bene, il 2018 potrebbe essere meno roseo. Gli operatori del settore non si nascondono, inoltre, che il mercato italiano è in fase negativa da oltre dieci anni. Senza contare che anche all'estero le cose stanno cambiando. FederUnacoma ha già spiegato: «A differenza dello scorso anno che presentava un andamento omogeneo nelle varie regioni del mondo, i dati sulle vendite nel 2018 presentano uno scenario differenziato con flessioni in Cina ed Europa». Le difficoltà non mancano quindi, ma la strada segnata, tanto che nel 72% del campione rappresentativo intervistato da Nomisma, la propensione all'innovazione rimane alta.