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Livia Pietrantoni. Con dedizione e amore accanto agli ammalati

Matteo Liut giovedì 13 novembre 2014

I cristiani sanno che ogni lavoro è un modo per partecipare all'opera del Creatore: ogni mestiere è una vocazione, una missione. In modo particolare la cura dei malati è un impegno che avvicina a Dio ed esprime il suo amore per ogni uomo. Santa Livia Pietrantoni visse a fondo questi valori, anche in un contesto in cui essere suore e prendersi cura dei malati era pericoloso. Nata a Pozzaglia Sabina nel 1864, a 22 anni entrò tra le Suore della carità di santa Giovanna Antida Thouret a Roma e venne destinata all'ospedale di Santo Spirito, dove a causa della "questione romana" il clima era contrario alla fede e ai religiosi. Ma Livia, suora con il nome di Agostina, compiva con dedizione il suo lavoro. La sua vita fu stroncata da un uomo che lei aveva seguito e curato, Giuseppe Romanelli, da tutti conosciuto per il carattere volgare e rude. Era il 1894 quando l'uomo decise di rivolgere la sua rabbia contro la Pietrantoni.

Altri santi. San Fiorenzo di Città di Castello, vescovo (520-599); beato Veremondo Arborio, vescovo (930-1011).

Letture. Fm 1,7-20; Sal 145; Lc 17,20-25.

Ambrosiano. Ap 22,1-5; Sal 45; Mt 25,14-30.