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COME UNO ZINGARO

Gianfranco Ravasi martedì 15 novembre 2005
L'uomo deve destarsi dal suo sonno millenario per scoprire la sua completa solitudine, la sua assoluta stranezza. Egli ora sa che, come uno zingaro, si trova ai margini dell"universo in cui deve vivere. Un universo sordo alla sua musica, indifferente alle sue speranze, alle sue sofferenze, ai suoi crimini.Fu sulla ribalta anche dei media per un suo libro provocatorio, Il caso e le necessità (Mondadori 1979) che proclamava la certezza che già l"antico autore biblico della Sapienza metteva in bocca agli "empi": «Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati» (2, 2). Parliamo di Jacques Monod (1910-1976) dal cui libro abbiamo estratto l"amara citazione odierna. Anche se non sanno formularla in modo così elegante a livello stilistico, molte persone che vivono o passano accanto a noi coltivano la stessa visione della vita. Come scriveva ancora quel filosofo: «L"uomo sa di essere solo nell"immensità indifferente dell"universo da cui è emerso per caso».La conseguenza è sottilmente disperante, nonostante la pacatezza distaccata delle sue riflessioni. Anzi, c"è un corollario ulteriore tutt"altro che marginale: «Il dovere come il destino non sono scritti in nessun luogo». Non c"è, dunque, moralità in senso stretto, né significato da dare e scoprire nella vita. È, questo, l"antipodo della concezione religiosa (anche in senso lato), una prospettiva desolata di non-senso e di costrizione al vuoto e al nulla. Ebbene, vorremmo solo ricordare le parole di un altro "fratello" ideale di Monod, lo scrittore ateo russo A. Zinov"ev, che però alla fine così pregava: «Ti supplico, mio Dio, cerca di esistere! Sforzati di vedere, di seguire ciò che succede! Perché vivere senza testimoni è un inferno! Ti supplico e piango: Esisti!».