Vite digitali. Come rendere feconda un’estate anche digitale
ancora: sforziamoci di rispettarci di più. Noi genitori proviamo a interessarci seriamente su come i nostri figli usano il digitale e perché preferisco questo o quel social, questa o quella app. Facciamoci raccontare da loro chi sono gli influencer che seguono e perché. Senza avere fretta di giudicare. Senza correre a bollare ciò che fanno, vedono o ascoltano come scemenze (magari lo solo, ma dirlo subito spegne qualunque possibilità di dialogo).
Ai ragazzi invece chiediamo di rispettare i meno giovani che magari si muovono nel digitale con più difficoltà di loro. Insomma, sforziamoci tutti di coltivare il dialogo e il rispetto per gli altri. Che non significa accettare ogni cosa e ogni idea allo stesso modo, come se tutto fosse uguale ma convincerci una volta per tutte che non tutti la pensano come noi e che soprattutto nessuno cambia idea se anche lo aggrediamo sui social. Il dialogo ha bisogno di tempo e di pazienza. Se quel giorno o in quel momento non ne abbiamo a sufficienza meglio lasciar parte. Per il bene di tutti. Ci restano due cose importanti da fare. La prima è coltivare la curiosità. Non accontentiamoci del primo risultato o del primo argomento che ci propone l’algoritmo. Cerchiamo più voci, non tanto per cercare quella che più si avvicina alla nostra idea ma per provare a trovare quella che può stimolarci di più. Se c’è una cosa che il digitale sta spegnendo in ragazzi e adulti è la capacità di non accontentarci. Tutti siamo orgogliosi della nostra unicità, ma poi tendiamo a
omologarci. Nell’abito come nelle idee. Proviamo allora a scompaginare le cose. E un giorno chiediamo ai nostri figli di farci vedere qualcosa di importante che li ha colpiti e poi proviamo a farlo noi stessi. Infine, avere successo (anche solo a colpi di like) fa piacere a tutti. Ma per farlo cerchiamo di non svenderci e di non sfruttare gli altri. Si chiama rispetto. © riproduzione riservata