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Come Angeli caduti in volo, nel Sahel dei banditi

Mauro Armanino martedì 12 luglio 2016
Il padre di Ange, Angelo, è stato ucciso nella guerra civile di Abidjan qualche anno fa. Con sua madre e il fratello minore, si rifugia perciò nel confinante Mali. Con un padre militare nel campo sbagliato non c'era pace per nessuno della famiglia. A Kidal sua madre perde la vita dopo una breve malattia. I due fratelli partono insieme per l'Algeria e da lì passano in Marocco. Entrambi ospiti dell'Alto Commissariato per i rifugiati, vengono condotti in Francia. Solo suo fratello di dodici anni è accettato e accolto da una famiglia. Ange è rispedito dove era partito e con l'aiuto di un'associazione termina gli studi secondari. Espulso dall'Algeria, non vuole tornare nella Costa d'Avorio, il Paese dove suo padre è morto e che, ora, cambia la Costituzione. Ha paura delle minacce e si affida all'angelo custode per andare da una zia nella non lontana Guinea. Solo che durante il viaggio lui e gli altri sono attaccati nel deserto da un gruppo di banditi. Gli rimane solo il diploma e la carta dello studente che a nessuno dei ladri interessa. Nella tappa successiva si permette di insultare un capo della polizia doganale. Passa tre settimane in custodia finché è lasciato libero di raggiungere Niamey.Ange non ha ancora vent'anni e ha fatto il percorso di un anziano combattente. Quasi sempre in salita nel "Tour della Vita" che non gli toglie il sorriso neppure nelle tappe a cronometro. Al posto delle ali Ange porta uno zainetto col diploma conquistato in Algeria, tra una deportazione e l'altra. È contento che almeno suo fratello dodicenne sia sistemato presso una famiglia francese. Quanto a lui, erede del padre e della madre, torna da una zia che potrebbe ospitarlo nella sua casa. Sostiene che finora i "grandi" l'hanno imbrogliato. Prima uccidono e poi fanno finta di occuparsi di quelli come lui, un Ange perduto nel Sahel. Ha capito che le Organizzazioni Internazionali si occupano dei loro affari. Che lui e gente come lui sono il pretesto per fare elemosine umanitarie. Si scopre, con tanti altri, ostaggio del destino, della burocrazia "solidale" delle cifre e dei bilanci consuntivi. Parla per telefono col fratello e nel cuore con sua madre che ha visto spegnersi di malattia e di crepacuore a Kidal. Teme di tornare in Costa d'Avorio perché suo padre era un militare conosciuto e ha ricevuto minacce che prende sul serio. Lui, un Ange in cerca di una patria materna.Mamadou e Adama devono aspettare che passi la festa per viaggiare. La conclusione del Ramadan si celebra coi dolci secondo la tradizione ed è giusto così. Mamadou un autista senza taxi e Adama uno studente che ha perso l'anno scolastico. I ribelli, nei dintorni di Kidal nel Mali, li hanno rapinati e Adama si è visto costretto a confessare alla madre di essere volato via. Per continuare il viaggio fino in Algeria, lei gli ha mandato dei soldi, implorandolo di tornare presto. Un paio di angeli irregolari li hanno protetti nel viaggio di ritorno. Ancora altri banditi hanno fermato il bus, fatto scendere i passeggeri e, sotto la minaccia delle armi, li hanno spogliati di quanto possedevano. Mamadou e Adama hanno perso tutto. Mamadou il tassista torna con una valigia di plastica dove ha occultato la patente di guida. Adama invece torna solo coi vestiti che si porta addosso. Partiranno dopo la festa col pullman e nel frattempo fanno progetti per l'avvenire. Mamadou è sicuro di riprendere a guidare sulle strade di Conakri, la capitale della Guinea che ha lasciato due mesi fa. Adama, invece, vorrebbe mettersi in proprio e commerciare frutta e verdura nella sua città. Solo che non lontano dal mercato c'è il deserto che avanza. Per questo Adama vuole tornare in fretta, scortato da un angelo che, come loro, è caduto in volo.Niamey, luglio 2016