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Anselmo d’Aosta. Ciò di cui non possiamo pensare nulla di maggiore è la vita di Dio

Matteo Liut venerdì 21 aprile 2023
Può il nostro pensiero “afferrare” l’immensità del mistero di Dio? Possono le nostre parole contenere la grandezza di un amore senza limiti? È sulla base di queste due domande che nei secoli i filosofi hanno sempre cercato di conciliare le motivazioni della fede con l’afflato della ragione. Una ricerca che ebbe in sant’Anselmo d’Aosta un vero e proprio campione, testimone di una tradizione classica in dialogo con un mondo che si avviava alla modernità. In tutto questo, l’apice del cammino di questo dottore della Chiesa fu la definizione di Dio come «ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore». Nato nel 1033, Anselmo, che ebbe da giovane un rapporto difficile con la famiglia, seguì la vocazione religiosa fino in Normandia, dove conobbe Lanfranco di Pavia, priore dell’abbazia del Bec, della quale egli stesso poi divenne abate. La sua produzione teologica fu ricca e tra le sue opere più importanti appaiono il «Monologion» e il «Proslogion». Nel 1093 divenne arcivescovo di Canterbury; difensore della Chiesa dall’ingerenza del sovrano e promotore di una riforma che mettesse fine alla piaga della simonia, a causa di contrasti con il potere politico fu anche costretto all’esilio.
Morì nel 1109 e nel 1163 ne venne concesso il culto, mentre nel 1720 ha ricevuto il titolo di dottore della Chiesa per volere di papa Clemente XI. Altri santi. Sant’Apollonio di Roma, filosofo e martire (II sec.); san Corrado (Giovanni Evangelista) Birndorfer da Parzham, religioso (1818-1894). Letture. Romano. At 5,34-42; Sal 26; Gv 6,1-15. Ambrosiano. At 5,1-11; Sal 32 (33); Gv 3,22-30. Bizantino. At 5,1-11; Gv 5,30-6,2. t.me/santoavvenire