Rubriche

Chi stima sé stesso all’eccesso e chi invece sparisce dal mondo

Umberto Folena giovedì 23 marzo 2023
Esattamente trent’anni fa Giorgio Gaber portava a teatro il monologo Il dio bambino. Metteva in scena la divinità tirannica che mi fa ripetere ossessivamente «io io io», ignorando del tutto gli altri, ridotti a meri spettatori della mia magnificenza, e soprattutto escludendo il «noi». Che un suo adoratore sia pure Federico Moccia? “Libero” (21/3), con Francesco Specchia, lo ficca in un tenero tritacarne dal titolo cortese: «La grande umiltà di Moccia: laurea con tesi su... Moccia». Per l’esattezza su «differenze e affinità di stile» tra sé stesso e Jack London. L’incipit di Specchia è una sorta di epitaffio: «L’importante, nella vita, è restare umili». “Repubblica” (21/3) gli dedica un’intera pagina, intervistato da Raffaella De Santis, dove ripercorre la sua durissima scalata al successo, dal primo romanzo auto pubblicato ai successi planetari e senza aiutino alcuno, pur essendo figlio d’arte. Io io io. Senza un briciolo di autoironia. Il “Giornale” (21/3) gli concede appena un commento di taglio basso firmato da Eleonora Barbieri, e accontentarsi. Perché poi si sa che quella dei detrattori è tutta e soltanto invidia. E che Moccia è in ottima compagnia. Il dio bambino è esigente. Su “Libero” (21/3) Maurizio Caverzan interviene sulla tendenza dei vip a raccontare la propria malattia, ovviamente a fin di bene e per aiutare gli altri ad affrontarla meglio. Poi, sul versante diametralmente opposto, c’è chi esclude sé stesso dal mondo e da ogni palcoscenico. Il “Corriere” (21/3) con Giulio Sensi racconta il triste fenomeno hikikomori, titolo: «“In disparte” centomila giovani», a partire da una ricerca del Cnr. Gli adolescenti italiani che si riconoscono come hikikomori sono 54.000, il 2,1% della popolazione scolastica. E, nel mezzo, c’è chi avrebbe tutte le cartacce in regola per montarsi la testa e invece riesce a mantenere un profilo basso: 19 anni, calciatore di successo, attaccante del Leeds e nazionale italiano. Paolo Tomaselli sul “Corriere” (22/3) intervista Willy Gnonto. Non parla male di nessuno, è umile e sembra un veterano, non un ragazzino: «Mi sembra un sogno: vengo da Baveno e non mi sarei mai aspettato un giorno di arrivare in Premier. Vivo tutto con grande orgoglio e cerco sempre di impegnarmi per migliorare». Uno che vorremmo sempre in squadra con «noi». © riproduzione riservata