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Cari politici, fate così poco perché la gente ami l'Europa

Maria Romana De Gasperi sabato 30 marzo 2019
Mare nostrum, chiamavano nelle nostre scuole il Mediterraneo ricordando le conquiste del mondo latino. Ora le sue onde, considerate fino a una certa distanza proprietà delle terre che ne godono la bellezza, la furia delle tempeste, le antiche conquiste, portano da una spiaggia all'altra, grida d'aiuto o di interessi di politiche differenti. Come mantenere pace, rispetto della giustizia, accoglienza per quanto sia possibile senza rendere ingiustizia a chi li dovrà ospitare? Come scegliere chi ha il diritto alla libertà che non è più nei loro paesi, da chi approfitta della bontà e del buon volere dei nostri popoli? Metà del suo mantello regalava san Martino al mendicante che lo aveva fermato, ma quanto deve essere grande il mantello, e fino a quando si potrà chiedere la generosità al nostro popolo che non sta attraversando un periodo di ricchezza, ma per ora solo di progetti e speranze? Per poco si può vivere di promesse, ne può venirci chiesto di condividerle con altri che vengono da lontano se noi stessi non ne abbiamo certezza. E qui manca quella Europa sognata e iniziata a costruire dopo l'ultima rovinosa guerra, allora piena di speranze e di progetti che nei decenni passati ha perduto coraggio di iniziative comuni, offrendoci infine un panorama di compromessi e di affari comuni, non affrontando mai il problema vitale dell'unità politica. La nuova generazione alla quale dobbiamo ormai lasciare un lavoro incompiuto dovrà scegliere fra la costruzione di una unità politica europea ridotta ai pochi paesi che ne avevano iniziato e promesso il cammino consentendo agli altri una unione commerciale e industriale preparandoli nella prospettiva di anni a quella politica. Forse questa è un'idea che lentamente sta maturando nell'animo di chi crede ancora ai progetti e alle parole di coloro che avevano avuto il coraggio e la fede di impostare realtà comuni e di prospettarne altre per un futuro che immaginavano prossimo. Lunga strada alla quale è mancato, con il tempo, il coraggio di iniziative politiche decise, dimenticando che al mondo giovane non è sufficiente conoscere i vantaggi di un mercato comune, ma è disposto a grandi sacrifici nella prospettiva di un miglioramento della vita politica, culturale, di conoscenza e di capacità scientifiche che aprono la mente al suo futuro. In Italia perdiamo ancora tanti giovani che cercano in altre terre europee situazioni di studio e di lavoro che qui non vengono offerte loro con uguale interesse. Dovremmo chiederci per quale ragione abbiamo permesso ai nostri politici di fare in modo che i problemi europei non siano amati, né sofferti dalla nostra gente che di questi pare non senta l'interesse. Dobbiamo riprendere l'amore ad un cammino europeo ed essere di nuovo, come all'inizio, uno dei paesi che spinge all'unità del mondo politico, l'unico che ci aprirà nuove strade nel mondo del lavoro, della scienza, del progresso in ogni campo della nostra vita.