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Campi a rischio siccità nel Nord

Vittorio Spinelli giovedì 19 maggio 2005
In questa e nella prossima stagione produttiva potrebbe essere il Nord a soffrire di carenza d'acqua. Mentre l'agricoltura del Mezzogiorno potrà contare su riserve abbondanti. L'indicazione potrebbe preludere ad una sorta di cambio delle condizioni di produzione e di competitività dell'agricoltura. Sicuramente, per ora, lo spettro della siccità in alcune delle aree agricole più ricche d'Italia dice chiaramente quanto i risultati economici della produzione primaria siano ancora oggi sottoposti ai mutamenti climatici e ambientali. A lanciare l'allarme sulle condizioni idriche del Nord è stata l'Associazione Nazionale delle Bonifiche. Il succo del problema è semplice: «Se - spiega una nota dell'Associazione - nelle regioni meridionali ed insulari, la situazione degli invasi non desta preoccupazioni, ma anzi permette una riserva idrica anche per il prossimo anno, è al Nord che la carenza di piogge ed una stagione invernale scarsa di precipitazioni nevose in montagna, inducono a preoccupazione per le future disponibilità d'acqua». Secondo l'Autorità di bacino del fiume Po, per esempio, i laghi registrano livelli inferiori del 20% al valore medio storico di questo periodo ed il volume idrico accumulato è superiore solo di circa 8% a quello registrato nel 2003, stagione di siccità record. Per quanto riguarda i bacini idroelettrici alpini, a fine marzo, la percentuale di invaso raggiungeva il 22% della capacità massima. La conclusione dei tecnici è chiara: serve «un'oculata gestione delle disponibilità idriche nei prossimi mesi, pena l'affermarsi di un grave stato di siccità». Stessa situazione al Centro della Penisola con decrementi delle precipitazioni, e quindi della disponibilità di acqua, dal 30 al 35%. Insomma, davvero questa volta l'agricoltura della pianura Padana se la dovrà vedere con condizioni produttive cambiate rispetto a quelle consuete? è in effetti difficile rispondere adesso, i dati presentati dall'Associazione delle Bonifiche dovranno essere confermati. Potranno, comunque, cambiare le condizioni di competitività delle imprese agricole dello Stivale. Una situazione, quest'ultima, che d'altra parte è già sotto la lente d'ingrandimento degli operatori agricoli. Che cercano soluzioni e ricette. Confagricoltura, per esempio, ha proposto due giorni alcuni «punti forti» per far crescere l'agricoltura. Si tratta, secondo l'organizzazione agricola, di rafforzare la capacità di competitività ed innovazione del sistema produttivo agricolo italiano, ridurre i costi di produzione, favorire l'integrazione con i settori «a valle», comunicare efficacemente al consumatore l'impegno crescente in direzione della sicurezza alimentare e dell'affermazione della qualità e - infine - proseguire sulla strada della semplificazione, introducendo nuove forme di deregulation, specie in riferimento allo snellimento burocratico. Tutte misure utili, ovviamente, sempre che il clima stia dalla parte giusta.