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Campagna in città, l'esempio di Milano

Andrea Zaghi sabato 30 marzo 2013
L'agricoltura va in città. E non solo sull'onda dei mercatini dei cibi genuini – che però già da soli muovono milioni di euro –, ma anche attraverso tutta una serie di iniziative fra l'economico e il culturale, che indicano comunque un fatto: i contorni tradizionali della produzione agricola si diluiscono in un nuovo sistema di produzione-commercializzazione-consumo che cerca di conciliare campagna e metropoli, mercato e cultura, con un occhio attento all'economicità del tutto. È il segno di un modo nuovo di pensare la produzione alimentare, un modo tutto sommato positivo anche se deve essere preso con cautela e misura.Un esempio di ciò che si può fare è arrivato qualche giorno fa da un incontro organizzato da Fondazione Cariplo, Fai e Parco Agricolo di Milano. L'idea è semplice: il mantenimento di una "cintura agricola" attorno alla città è fondamentale per arginare la cementificazione, mantenere un presidio di naturalità indispensabile per la qualità della vita e assicurare alla città un importante approvvigionamento agricolo. Un'idea, a ben vedere, non certo nuova, visto che già nel Medioevo le città erano circondate da campagne prosperose adibite proprio alla produzione di alimenti. Un'idea, però, che nei secoli è andata un po' persa, complice lo sviluppo dei trasporti, delle tecnologie e di quell'economia "veloce" che adesso mostra i suoi lati peggiori. In ogni caso, l'avvicinamento della campagna alla città può prendere varie forme, alcune delle quali, appunto, sperimentate attorno a Milano che, così, ambisce a diventare un laboratorio a cielo aperto sul tema. In effetti cose buone sono state fatte. Come la riorganizzazione su basi territoriali della domanda e dell'offerta di prodotti alimentari attraverso il sistema dei consumi collettivi. Si punta a coprire gli oltre 200 milioni di pasti erogati ogni anno da scuole, ospedali ed enti socio-assistenziale lombardi, con la produzione regionale in grado di soddisfare gran parte di questi fabbisogni. Altre iniziative, invece, hanno cercato di capire come fare per migliorare lo scambio di prodotti fra gli agricoltori milanesi e il mercato della metropoli oltre che dei comuni vicini. Ma si è pensato pure a coniugare l'alimentazione con il paesaggio attraverso la creazione di percorsi utili ai cittadini per conoscere da dove proviene ciò che mangiano. Tutto bene, quindi. Se non ci si dimentica che il problema agroalimentare non sta tanto nel cercare di unire al meglio la buona agricoltura con le città. Accanto a tutto ciò, è necessario agire ancora di più e in fretta per fare in modo che gli agricoltori si riprendano una fetta maggiore del valore aggiunto che contribuiscono a creare, che siano più forti di fronte alla grande concorrenza, che riescano a difendersi meglio rispetto alle tante frodi alimentari che li colpiscono. L'agricoltura è un comparto economico al pari di tutti gli altri, ma ancora oggi è più fragile e più lenta a reagire, mettendo a rischio sicurezza alimentare, ambiente e lavoro.