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Brilla l'eredità della polifonia inglese nelle opere corali di Herbert Howells

Andrea Milanesi domenica 27 giugno 2010
Il disco dedicato ai Choral Works di Herbert Howells (1892-1983) è fortemente consigliato a chiunque ami la musica inglese del secolo scorso e, in particolare, quella produzione vocale sacra che ne rappresenta l'anello di congiunzione con la grande tradizione del passato. Si tratta di un progetto che testimonia in modo esemplare l'esito di una predilezione, quasi una vocazione, nei confronti del repertorio di carattere religioso che ha accompagnato il compositore del Gloucestershire lungo tutto l'arco della sua lunga esistenza (cd pubblicato da Chandos e distribuito da Sound and Music).
Sotto la guida attenta del suo direttore principale Andrew Nethsingha, ne è protagonista assoluto il Coro del St. John's College di Cambridge, blasonata istituzione accademica fondata nel 1511 presso la quale lo stesso Howells ha prestato servizio e a cui ha dedicato la maggior parte dei lavori inclusi in questa antologia: a partire dal Te Deum, dal St John's Nunc Dimittis e dal St John's Magnificat (pagina che dà il titolo alla raccolta), passando per l'adattamento del Salmo 136 By the Waters of Babylon (che prevede in organico anche un baritono solista e l'apporto di violino, violoncello e organo), per arrivare alla suggestiva Sequence for St. Michael, brano in cui si riflette il dramma familiare ed esistenziale del musicista che nel 1935 ha visto morire di poliomielite l'adorato figlio Michael all'età di soli nove anni.
Il programma è completato da un Salve Regina, alcuni anthems (tra cui la splendida carola natalizia A Spotless Rose) e mottetti (come il policromo One Thing Have I Desired), all'insegna della più completa varietà di forme, stili e generi musicali; il punto di forza della lettura offerta dalla compagine corale di Cambridge risiede proprio nella capacità di padroneggiare e gestire al meglio le molteplici sfumature di questo sfaccettato universo compositivo, assecondando nel particolare i contrasti e le dinamiche spesso estreme con cui Howells ha marchiato a fuoco il proprio linguaggio, alternando passaggi di estrema difficoltà tecnica a distese campiture sonore che attingono a una ricchissima tavolozza timbrica per dare vita a veri e propri paesaggi sonori in cui trovano espressione i sentimenti più intimi dell'animo umano.