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Boom della musica 8D Rivoluzione o inganno?

Gigio Rancilio venerdì 3 aprile 2020

Succede sempre all'improvviso. Senza che nessuno capisca bene da dove arrivi, spunta una «nuova moda». Da settimane spopolano soprattutto via WhatsApp messaggi con file audio che promettono un'esperienza sonora unica: farci immergere nella «musica 8D», cioè a «otto dimensioni». Per gustarla si deve ascoltare in cuffia. Solo così ci si trova completamente circondati dalle note. Destra, sinistra, sopra, sotto, davanti, dietro. Non c'è punto dal quale non provenga un suono. Come se la testa di chi ascolta fosse immersa in una palla di suoni.
Interessante. E divertente. Ma chi ha inventato la «musica in 8D»? La prima ricerca per scoprirlo ci restituisce un dato interessante: su YouTube esiste già dal 2015 un canale dedicato alla «musica in 8D» (si chiama «8D Tunes» e lo trovate qui ). Se poi inserite nella barra di ricerca di YouTube il termine «8D», vi si apre un mondo che passa dai Pink Floyd a Dua Lipa, dagli Imagine Dragons e Lady Gaga ai Queen.
La seconda scoperta è ancora più interessante. «Il suono in 8D non esiste. È un'invenzione di marketing», sostiene Andrés Mayo, per anni a capo dell'associazione mondiale degli ingegneri del suono. «In realtà – continua Mayo – è una tecnica emersa nei primi anni '70 in Inghilterra. Nessuno degli addetti ai lavori usa il termine 8D. Per noi è musica a 360 gradi o binaurale».
Ma come funziona? Lo spiega Mayo: «Si basa su una manipolazione di come il cervello identifica la provenienza di un suono». Da un lavoro complicato fatto di algortimi e calcoli matematici, il suono viene processato e ricreato come se provenisse da sorgenti sonore diverse che si muovono nello spazio attorno a noi.
Il merito è del matematico Michael The Man Gerzon, che già negli anni 70 sperimentò il suono a 360 gradi. Michael aveva però due difetti: era considerato un tipo troppo strano e le sue idee erano avanti di quasi 40 anni. E poi non aveva un buon consulente marketing. Così, la sua invenzione – denominata Ambisonics – per anni è rimasta cosa per pochi audiofili esperti. Eppure il suo formato di audio surround (cioè capace di circondare l'ascoltatore) era già allora in grado di riprodurre un suono a 360 gradi e sferico.
Ora, a oltre 40 anni di distanza, le sue idee sono alla base del fenomeno della musica in 8D. La quale, però, come sostiene l'ingegnere del suono Mayo «in quanto tale non esiste, ma è un fenomeno di marketing per definire altro».
Se ci pensiamo bene questa improvvisa moda non è tanto diversa da quello del kamut, che da anni spopola nel mondo alimentare. Molti sono convinti sia un grano antico, trovato in una tomba egizia. Invece è solo un marchio registrato, di proprietà dell'azienda americana Kamut, fondata nel Montana da Bob Quinn, che indica da un punto di vista commerciale la sottospecie di grano denominata khorasan, dal nome della regione iraniana dalla quale anticamente proviene. Ma vuoi mettere leggere su un'etichetta «a base di Kamut» invece che «a base di grano khorasan»? Nel primo caso la fantasia vola e ci fa credere che stiamo mangiando qualcosa di incredibile, nel secondo molto meno.
La stessa cosa accade stavolta: vuoi mettere dire musica in 8D invece che musica «sferica», «a 360 gradi» o «binaurale»? Ha tutto un altro fascino. E non è finita qui: ora che i software permettono senza bisogno di grandi investimenti di creare musica in 8D sono già apparse versione di canzoni che suonano in 12, 16, 32, 64 e perfino in «1000 dimensioni» (qui trovate alcuni esempi). Peccato che così facendo si punta tutto solo sul sensazionalismo tecnologico e sull'«effetto meraviglia», uccidendo di fatto il processo artistico col quale queste canzoni sono state registrate.