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Biologico: l'Italia punta a quota 30% dei campi

Andrea Zaghi domenica 25 luglio 2021
Arrivare ad estendere la produzione agricola svolta con tecniche biologiche ad almeno il 25% della superficie agricola europea da qui al 2027. Obiettivo importante che per l'Italia potrebbe anche essere spostato al 30%. A questo mirano l'Unione europea - con la nuova politica agricola comune che ormai è arrivata ad una sua definizione compiuta - e i rappresentanti del settore che hanno sotto gli occhi uno sviluppo del mercato notevole, ma pure una serie di difficoltà legate alle regole da applicare e alla diversità delle condizioni dei singoli territori.
Sfida nella sfida, quindi. Tanto che in un recente incontro sul tema organizzato da Nomisma, Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, non ha avuto difficoltà a spiegare che il vero obiettivo non è solo produrre di più ma «aprire un confronto con gli altri attori del settore, con le Regioni e il Ministero affinché il biologico, come punta più avanzata dell'agroecologia, possa offrire soluzioni innovative anche per il resto dell'agricoltura e raggiungere gli obiettivi della Farm to Fork di riduzione del 20% dei fertilizzanti chimici e del 50% dei pesticidi di sintesi chimica». Gli strumenti per fare bene, in realtà, dovrebbero esserci, e più di prima con la nuova Politica agricola comune (Pac). «Il biologico è uno dei punti di forza su cui l'Europa sta puntando», ha sottolineato nello stesso incontro Paolo de Castro, ex ministro italiano dell'agricoltura e uno dei padri dell'attuale nuovo corso europeo più attento agli aspetti ambientali e occupazionali dell'agricoltura. Sempre De Castro ha poi aggiunto: «L'Italia è leader a livello mondiale e l'obiettivo del 25% delle superfici è una ambizione possibile, essendo oggi già vicini ad una incidenza del 16%. Il Piano Strategico di Azione deve approfittare della vocazione biologica italiana per fare sempre più bio in Italia e limitare le importazioni di bio non comunitarie».
Biologico, dunque. Ma non solo. L'agricoltura che non fa uso di prodotti chimici di sintesi va di pari passo con quella di precisione e più in generale con l'intera trasformazione delle tecniche di produzione alimentare sempre più orientate verso una maggiore compatibilità ambientale. Il problema dei problemi, tuttavia, è alla fine solo uno. Anche le aziende agricole sono imprese a tutti gli effetti e devono fare i conti con bilanci che necessariamente devono chiudere in positivo. Il traguardo di tutti, quindi, è conciliare ambiente con economicità della produzione.