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Bella la “Beneide” nel dì del Carmelo

Andrea Fagioli venerdì 18 marzo 2022
Operazione coraggiosa (non c'è che dire) quella compiuta da Rai Cultura che mercoledì con Beneide ha costruito su Rai 5 un'intera giornata dedicata a Carmelo Bene a vent'anni dalla scomparsa avvenuta a Roma il 16 marzo 2002 all'età di 64 anni (era infatti nato a Campi Salentina in provincia di Lecce il 1º settembre 1937). Operazione coraggiosa perché il controverso, ma senza dubbio geniale attore, regista e drammaturgo era già spiazzante nel suo ambiente naturale, il teatro, figuriamoci in televisione o nei film sperimentali dove intendeva «frantumare e maltrattare il visivo». Eppure, pochi come lui hanno portato una ventata autenticamente nuova in teatro puntando soprattutto sulla cosiddetta «scrittura di scena» e sulla forza espressiva dell'attore («la macchina attoriale»). Carmelo Bene è stato un lettore di Dante, un rilettore e ibridatore degli altri classici da Shakespeare in avanti, un rivisitatore di miti con la sua voce volutamente distorta e introspettiva per esprimere «quanto si sottrae al linguaggio». Rai 5, con il curatore Felice Cappa, ci ha così proposto per quasi venti ore, dalla prima mattina (con i Canti di Giacomo Leopardi) alla notte fonda (con L'Adelchi di Alessandro Manzoni in forma di concerto), un viaggio attraverso poesia, letteratura, filosofia e musica, con un susseguirsi di recital, opere teatrali, film e interviste per una sorta di autobiografia con frammenti televisivi che dimostrano quanto siano ancora attuali, oltre che follemente anticonformisti, il pensiero e il percorso artistico di Carmelo Bene, che tra l'altro non tollerava i critici teatrali. Bellissima a quest'ultimo proposito la riproposizione di una puntata di Mixer cultura del 1988 con scontri verbali (a lunghi tratti forbiti ma perfidi) da fare invidia a quelli dei talk show odierni.