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Barriere doganali una strada sbagliata

Andrea Zaghi domenica 18 ottobre 2020
Nell'era della globalizzazione continuano le guerre commerciali che, anzi, si inaspriscono. Paradosso solo apparente, quello del fiorire delle barriere doganali, è forse uno degli esempi più chiari di quanto occorra ancora lavorare per arrivare a scambi equi e solidali. Il caso dell'agricoltura e dell'agroalimentare è, da questo punto di vista, istruttivo e preoccupante. Dopo la tornata di dazi che gli Usa hanno imposto su una serie corposa di prodotti agroalimentari europei (a causa della diatriba sugli aiuti pubblici ad Airbus e Boeing), adesso l'organizzazione mondiale del commercio ha autorizzato l'Europa a fare altrettanto. Strada sbagliata per risolvere le questioni commerciali, dicono in molti. Eppure strada che si continua a seguire. I termini della questione sono semplici. Il Wto (l'organizzazione che, appunto, dovrebbe governare gli scambi mondiali di merci), prima ha dato il via libera agli Usa per dazi pari a 7,5 miliardi di dollari, adesso ha autorizzato l'Ue ad applicare dazi sui prodotti d'oltreoceano per 4 miliardi di dollari. In attesa di capire su quali prodotti verranno imposte nuove gabelle internazionali, rimane per ora la lunga lista di quelli agroalimentari con i migliori nomi alimentari del Paese. Il problema non è solo questo. A pesare sulle prospettive dei commerci internazionali è il metodo con il quale si tenta di risolvere le difficoltà: la legge delle ritorsioni. Eppure qualcosa è necessario fare. «Occorre – ha commentato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini –, avviare un dialogo costruttivo ed evitare l'acuirsi di uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull'economia e sulle relazioni tra Paesi alleati». Serve un accordo con gli Usa che, ha aggiunto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, «consentirebbe di eliminare tariffe doganali, pari al 25% del valore, che gli Stati Uniti impongono sulle importazioni dall'Italia di formaggi, salumi, agrumi e liquori per un totale di circa 500 milioni di euro». Una necessità, quella di scongiurare i dazi, che deve anche essere tenuta in conto anche per quanto riguarda Brexit: un'uscita del Regno Unito senza regole, ha sottolineato Cia-Agricoltori italiani, interromperebbe un flusso commerciale miliardario per la nostra agricoltura. Gli osservatori del comparto spiegano che le condizioni per un'intesa ci sono: serve la volontà di compiere il primo passo.