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Baby gang. A problemi complessi non è possibile rispondere solo con slogan

Renato Balduzzi giovedì 13 settembre 2018
Per la prima volta, nel corso della consiliatura che sta volgendo al proprio termine naturale, il Csm ha svolto un'adunanza plenaria fuori dalla propria sede, e lo ha fatto andando a Napoli, per discutere e approvare una risoluzione in materia di criminalità minorile. In quella sede ho posto una domanda, consona con lo spirito di questa rubrica: il nostro sistema costituzionale e penale è in grado di fare fronte a situazioni che sembrano sclerotizzate e, nella loro negatività, quasi irredimibili?
La cornice costituzionale è chiara: la Repubblica italiana si basa sulla considerazione e sul valore della singola persona, come singolo e nelle formazioni sociali in cui si sviluppa la sua personalità, e a cui in cambio è richiesto l'adempimento di doveri inderogabili di solidarietà verso i consociati. Compito della Repubblica è rimuovere quegli ostacoli che, di fatto, impediscono il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione alla vita del Paese, cioè l'adesione solidale ai doveri della cittadinanza. Questo principio radicalmente personalistico ispira l'art. 27 Cost. sulla funzione rieducativa della pena e trova in materia minorile una specificazione: la Repubblica (art. 31 Cost.)"protegge l'infanzia e la gioventù".
Quanto alla legislazione ordinaria, essa sta dentro tale cornice, ad esempio anticipando l'attuazione della funzione rieducativa della pena già alla fase processuale e insistendo sulla protezione dell'autore di reato. Nell'esperienza di tanti giudici e pubblici ministeri minorili la giurisdizione applicata non è affatto, come il luogo comune talvolta la dipinge, buonista, indulgente, paternalistica, ma è al contrario determinata e seria, fortemente orientata a sostenere la prospettive evolutive del minore e fondata su presupposti scientifici. Si tratta di un sistema non solo costituzionalmente conforme, ma efficace. Tutti i dati di cui siamo in possesso ci dicono che, nel suo insieme, esso funziona. Anche in territori, come quello napoletano, particolarmente segnati dall'arruolamento o inquadramento criminale di bambini e minori in età non imputabile, la giustizia minorile c'è, sotto il profilo preventivo e coattivo.
La nostra cultura giuridica e le nostre idealità non permettono dunque di concludere che esistano situazioni irredimibili. Ognuno è tuttavia chiamato a portare il proprio mattone, basandosi su conoscenze e dati (la risoluzione del Csm lo fa). In troppi settori della nostra vita pubblica sembra che essi siano opzionali, e che il confronto sui problemi si basi più sulla virulenza dei toni che sulla bontà degli argomenti. Ma la risposta a problemi complessi non può essere racchiusa soltanto in slogan.