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B. Traven fra mistero, peones e ribelli Fu vera gloria?

Goffredo Fofi venerdì 8 novembre 2019
Chi fu B. Traven? Sono stati in tanti a chiederselo, tra la fine degli anni trenta e gli anni sessanta, tra Messico, Stati Uniti ed Europa, là dove i suoi romanzi vennero pubblicati. Autore di un romanzo a suo tempo, e ancora, celeberrimo, Il tesoro della Sierra Madre da cui fu tratto il film omonimo e pluripremiato di John Huston interpretato da Humphrey Bogart, viveva nascosto in Messico in luoghi improbabili, si disse, e nessuno conosceva il suo vero volto, salvo una segretaria o compagna che traduceva le sue opere in spagnolo e un agente letterario che forse era proprio lui Traven. L'ipotesi più probabile che venne fatta, sulla base di indizi molto seri, è che si trattasse di un tedesco, di un anarchico che aveva preso parte alla fallita rivoluzione di Monaco e fosse fortunosamente riuscito ad attraversare l'Europa e l'oceano sfuggendo alla repressione. Anche alcuni dei suoi personaggi attraversano l'Oceano – Traven non agiva di mera fantasia, trasformava in racconto dati di realtà – protagonisti di alcune sue opere, vicine in qualcosa a quelle di Anna Seghers (La settima croce, La gita delle ragazze morte, La rivolta dei pescatori di Santa Marta...), transfuga comunista e anti-nazista che prima di poter entrare negli Stati Uniti dovette fare mesi d'attesa alla frontiera messicana. Da La nave morta, uno dei primi romanzi di Traven, tradotti in Italia a suo tempo da Longanesi, Francesco Rosi meditò di poter fare il suo film di esordio. L'opera di Traven appartiene a quale nazione? Scriveva in tedesco? Sono le traduzioni inglesi o messicane a far testo? Considerato dagli studiosi messicani come uno scrittore assolutamente loro, anche per la sua capacità di narrare peones e ribelli e avventurieri della parte più nascosta di quella società, la sua avventura e il suo mistero sono stati raccontati qualche anno fa da Vittorio Giacopini in un bel romanzo, forse un po' troppo immaginoso, L'arte dell'inganno, ed è proprio Giacopini ad avere scelto e introdotto i più bei racconti di Traven, dalle "storie dalla giungla messicana", per un volume di una giovane e simpatica casa editrice romana che pubblica solo racconti e si chiama, appunto, Racconti (opere di Atwood, Purdy, Cheever, Welty, Baldwin, O' Ceallaigh, Woolf eccetera). Oltre il mito e il mistero sulla sua vera identità, che in parte permane, Traven fu vera gloria? La risposta è sì, indubitabilmente, e la lettura di questi racconti, spesso imprevedibili, sempre forti e di ammirevole misura letteraria, spesso ai confini del fantastico, mai puramente istintivi, talora brutalmente sintetici e sempre - ed è questa la ragione, oggi, della loro presa - sotterraneamente o esplicitamente mossi da scandalo per le ingiustizie e da amore per le vittime e per i ribelli, sul filo di una realtà che sembra e non è fantasia, dentro una natura che porta a confondere le acque, ci aiuta a capir meglio tante cose, che non sono, per fortuna, mera letteratura.