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Assolatte chiede maggior attenzione

Andrea Zaghi domenica 23 giugno 2019
Valgono miliardi di euro e chiedono più attenzione. Gli industriali del latte in Italia vogliono vedersi riconosciuto «il ruolo, il valore e il lavoro di chi trasforma le materie prime creando valore aggiunto». Lo hanno detto chiaramente nel corso dell'assemblea Assolatte di qualche giorno fa. Posizione forte, che indica il malessere di un comparto – quello lattiero-caseario –, che ha dalla sua molti primati, ma che periodicamente soffre della conflittualità fra chi fornisce la materia prima (gli allevatori) e chi la trasforma (gli industriali, appunto). Situazione che per certi versi ha del paradossale, visto che entrambe le parti vogliono valorizzare la sapienza produttiva italiana.
«Mentre noi lavoriamo per le aziende – è stato spiegato –,
altri costruiscono iniziative di immagine». No, poi, «alla proliferazione di norme e di decreti che ci impastoiano», è stato aggiunto. A sostenere una posizione di questo genere, sono in effetti numeri importanti. «Il comparto lattiero-caseario – dice una nota –, coinvolge migliaia di aziende di tutto il paese, che danno lavoro a 25mila addetti e che, ogni giorno, raccolgono 38 milioni di litri fresco, ossia il 100% del latte prodotto in tutta Italia».
Il risultato è un fatturato pari, nel 2018, a 16,2 miliardi di euro, ma anche esportazioni che sono arrivate ad un valore di 2,8 miliardi e ad un attivo di un miliardo di euro. Risultati di tutto rispetto, tenendo anche conto delle difficoltà dell'economia e dei cambiamenti negli stili di vita. Proprio dall'assemblea degli industriali del latte, è emerso anche come stia cambiando il profilo di consumo: diminuisce l'acquisto di latte fresco (-7,6% in quantità e -6,6% in valore), cresce quello di mozzarelle (la cui produzione vale da sola 1,7 miliardi di euro mentre le vendite sono cresciute dell'1,3%), resistono yogurt e latti fermentati. Si tutto dettano legge la necessità di contenimento della spesa, ma anche la voglia di alimenti sicuri e di informazione.
Nonostante tutto, comunque, resiste il successo del lattiero-caseario nostrano nel mondo, frutto, è stato sottolineato proprio nel corso dei lavori assembleari, dell'impegno e degli investimenti «di centinaia di imprese che hanno aperto, creato, coltivato e sviluppato mercati in tutto il mondo». Quelle stesse imprese che adesso «si sentono ostaggio delle istituzioni, a cui chiedono rispetto e attenzione, nella forma e nella sostanza» e che vedono il concetto di filiera come «una parola magica» troppo sfruttata e quasi abusata.
È però forse dal lavoro in comune con il resto del settore agroalimentare che occorre ripartire, per valorizzare meglio e di più i nostri prodotti e la sapienza tecnica di cui sono ricchi.