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Nicoletta Martinelli. Api con lo zainetto Così si studia la moria

AA. VV. giovedì 27 agosto 2015
Gli insetti impollinatori, primi tra tutti le api, sono fondamentali per la nostra sopravvivenza: se scompaiono, scompare anche un terzo del cibo che portiamo i tavola e la maggior parte delle piante esistenti. Con il loro lavoro, le api – insieme a farfalle, falene e coleotteri – rendono un servizio unico all'agricoltura e all'economia europea, un contributo che si aggira intorno ai 22 miliardi di euro: favoriscono la riproduzione dell'84% delle specie coltivate e dell'80 per cento dei fiori selvatici. È comprensibile che si moltiplichino le iniziative per rallentare la moria che da alcuni anni ne sta riducendo la popolazione. L'ultima è opera di un nutrito gruppo internazionale di scienziati, apicoltori, agricoltori e ingegneri: forti di una tecnologia messa a punto in Australia, gli esperti sono riusciti ad attaccare minuscoli sensori sul dorso di diecimila api, una specie di zainetto tecnologico – poco più di cinque milligrammi di peso – che registrerà tempi e distanze di volo, l'eventuale esposizione ai pesticidi, l'inquinamento atmosferico delle zone attraversate dagli insetti e persino dati sulla loro dieta. I microchip inviano poi le informazioni a ricevitori grandi la metà di una carta di credito collocati negli alveari, permettendo di studiare ogni variazione di comportamento che – essendo le api creature molto abitudinarie – può indicare fattori di stress o cambiamenti nell'habitat. Se le api scomparissero dalla Terra, anche il destino dell'uomo sarebbe segnato. Prendersi cura delle api non solo è doveroso ma parecchio astuto.