Rubriche

Anche gli enti pubblici tra i sostenitori dell'iniziativa "Bimbi in ufficio"

Vittorio Spinelli martedì 7 giugno 2016
È ormai una tradizione, quella di "Bimbi in ufficio", che ha preso piede presso numerose aziende, anche estere, in Italia. Nata in sordina circa 25 anni come una festa per la mamma che lavora, l'iniziativa (ideata dal Corriere della Sera) anno dopo anno ha visto crescere adesioni nei più diversi ambienti di lavoro, associazioni, studi professionali, ecc. Dietro un'immagine festosa, l'iniziativa esalta il lavoro della donna e la sua maternità, mentre ancora persiste specie in piccole imprese una mentalità contraria, tanto che oggi le dimissioni di una lavoratrice, per essere valide, devono avvenire utilizzando esclusivamente speciali procedure online.Impossibile però trascurare sul lavoro la figura dei papà, non solo a motivo della parità tra i sessi. E questo ha accentuato nella festa il carattere della genitorialità, mettendo così in risalto, per una volta l'anno, la presenza festosa dei figli accanto ai propri genitori. "Bimbi in ufficio" si celebra per consuetudine il 22 maggio, ma quest'anno, per esigenze lavorative, non poche aziende aderenti hanno fissato l'appuntamento nel corso di questo mese oppure dopo l'estate. In una giornata ricca di eventi di ogni genere (visite, teatro, giochi, laboratori, ecc.), ma tutti coinvolgenti e spesso in allegria, bambini e bambine acquisiscono una visione corretta dell'ambiente e del lavoro di mamma o di papà.L'autonomia e la libera iniziativa nel mondo delle aziende favoriscono indubbiamente lo svolgimento della manifestazione, con ottimi risultati in termini di partecipazione dei figli e di spirito di collaborazione e soddisfazione dei dipendenti. Senza riferimenti al sistema dei benefit, "Bimbi in ufficio" coltiva di fatto un ambiente di welfare aziendale, fatto di piccoli ma importanti segnali di attenzione all'impegno quotidiano dei dipendenti.Nello sviluppo di questa tradizione, colpisce tuttavia l'adesione, anche questa crescente, delle pubbliche amministrazioni che, per loro natura e caratteristiche, hanno particolari difficoltà per ammettere la presenza, seppure per alcune ore, dei bambini negli ambienti e negli uffici non aperti al pubblico. Questo, tuttavia, non ha impedito l'iscrizione all'iniziativa del 2016 di importanti enti pubblici, come la Camera di Commercio di Milano, la Regione Lombardia, il Consiglio regionale delle Marche, la Provincia di Nuoro, l'Ente di assistenza al volo, l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, le Università degli studi di Ferrara e di Verona. Tutti modesti ma importanti apprezzamenti per la "famiglia", un soggetto giuridico del tutto inesistente per il welfare nazionale.