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Stanislao. Amore e dono sono le “armi” dei testimoni del Risorto

Matteo Liut giovedì 11 aprile 2024
Il dono dell’anima, e non la forza fisica, è lo strumento per realizzare il Regno di Dio nella storia. Un regno dove l’amore è l’unica vera “legge”, l’unica “moneta”, l’unico “potere”. I cristiani sanno bene che questo è il senso della testimonianza di un Dio crocifisso e risorto, come lo sapeva bene santo Stanislao di Cracovia, che, in nome di un Dio che è amore, ebbe il coraggio di opporsi alle ingiustizie e di richiamare i potenti al proprio dovere. Un impegno che Stanislao pagò di persona con la propria vita. Questo padre nella fede e patrono della Polonia era nato attorno al 1030 nei pressi di Cracovia da una famiglia nobile. Venne avviato alla carriera ecclesiastica studiando a Gniezno e poi a Parigi. Dopo il ritorno in patria venne ordinato prete dal vescovo di Cracovia, Lamberto Zula, che lo fece prima pastore di una comunità locale dove mostrò tutte le proprie doti di guida saggia e poi canonico del capitolo della Cattedrale. Nel 1072, alla morte del vescovo, Stanislao venne scelto come successore, anche se lui avrebbe preferito continuare a stare in mezzo alla gente e occuparsi dei poveri. Da vescovo non ebbe paura di porsi in contrasto con il re Boleslao II l’Ardito, denunciandone pubblicamente la vita dissoluta e per questo venne fatto uccidere dal sovrano mentre celebrava la Messa nella chiesa di San Michele, fuori Cracovia, nel 1079. Altri santi. Sant’Isacco di Monteluco, monaco (VI sec.); santa Gemma Galgani, vergine (1878-1903). Letture. Romano. At 5,27-33; Sal 33; Gv 3,31-36. Ambrosiano. At 4,13-21; Sal 92 (93); Gv 3,7b-15. Bizantino. At 4,23-31; Gv 5,24-30. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata