ALL'USCIO DELLE NOSTRE CASE
Quel Giovanni evangelista che oggi si festeggia è colui che ha scritto una delle frasi più celebri della storia umana: «Il Verbo divenne carne e pose la sua tenda in mezzo a noi», in quel mondo in cui sono accampati i figli e le figlie dell'uomo. Da allora egli si è messo a pellegrinare di tenda in tenda, di casa in casa, bussando alle nostre porte per essere invitato a mensa, reggendo tra le mani il dono della sua eternità (Apocalisse 3,20). Ma, proprio perché non ci ha creati come stelle che sanno solo dire «Eccomi!», simili a sentinelle senza libertà (Baruc 3,34-35), egli è pronto a sentirsi dire di no, anzi, ad essere persino cacciato in malo modo.
Tutto questo è evocato nelle intense righe citate dal Roveto ardente, un'opera che la scrittrice norvegese Sigrid Undset pubblicò nel 1930 a cinque anni dalla sua conversione al cattolicesimo e a due dal Nobel per la letteratura. Scegliamo solo il simbolo dell'uscio al quale anche oggi vengono a bussare mendicanti, stranieri, ma anche conoscenti forse bisognosi solo di un po' di comprensione e calore. Purtroppo, anche con qualche ragione, siamo diventati sospettosi, abbiamo blindato le porte, reagiamo con diffidenza. E, così, spesso ignoriamo che era passato proprio Lui celato sotto i lembi cadenti di quei miserabili. Per questo, la tradizione giudaica invitava a lasciar socchiuso l'uscio di casa durante la cena pasquale: se fosse venuto, il Messia avrebbe trovato la porta aperta e accogliente; altrimenti, un povero sarebbe entrato recando la stessa luce del Messia.