Rubriche

Alcuni buoni propositi per un vero anno digitale

Gigio Rancilio venerdì 5 gennaio 2024
Lo facciamo tutti. A inizio anno ci viene naturale mettere in fila i pensieri per organizzare al meglio i giorni che verranno. Già, ma quali buoni propositi possiamo fare per le nostre vite digitali in questo 2024? Anche se viviamo il digitale con intensità e modalità diverse credo ce ne siano alcuni che possano essere utili a tutti. Il primo proposito, che faccio innanzitutto a me stesso, è di affrontare le novità digitali quest’anno senza avere la fretta di esprimere giudizi. Avere idee, dubbi, pensieri e critiche non solo è sempre utile ma fondamentale. Molto meno quel dividerci ogni volta tra tecno-ottimisti e tecno-pessimisti, magari spinti più da emozioni e preconcetti che non da studi e dati completi. Mi dico: devo, anzi dovremmo, frenare le emozioni per riuscire a capire di più e meglio. Forse il buon proposito da cui partire per quest’anno sta proprio qui: informarci tutti di più, per capire di più e meglio e così poter aiutare anche chi ne sa meno ad avere il maggior numero di elementi utili per capire le novità e partecipare al digitale nel modo più giusto. Non dobbiamo vergognarci: tutti noi - e io per primo - abbiamo bisogno di saperne sempre di più di digitale. Perché ormai è parte integrante delle nostre vite. A questo proposito è anche utile ricordarci che una larga fetta del mondo, circa il 30%, non è connessa a Internet, così come il 15% degli italiani. Alcuni per scelta, molti per condizione. Quindi, ogni volta che guardiamo all’ultima novità tecnologica (ecco un altro proposito) dovremmo sempre sforzarci anche di guardare a chi resta indietro e chiederci cosa possiamo fare per i meno tecnologici. É vero che il digitale è fatto da macchine e strumenti - e presto anche da computer con cellule cerebrali - ma è anche e anzitutto fatto da persone. Non solo da chi ha in mano il potere e crea nuovi strumenti ma anche da ognuno di noi, da ognuna delle nostre scelte, anche quelle che ci sembrano più piccole e ininfluenti (e che invece spesso sono molto importanti). Il digitale, come ci ha ricordato il presidente Mattarella nel discorso di fine anno, può alimentare violenze e divisioni ma anche (e solo) se prima di tutto noi lo usiamo male. Il Primo gennaio Papa Francesco ci ha ricordato che anche l’intelligenza artificiale è un’arma, che può generare violenza, soprusi e disastri. Ma se lo fa è perché glielo permettiamo. So bene quanto possa essere faticoso doversi continuamente aggiornare, correndo dietro alle novità tecnologiche che si susseguono a ritmi sempre più vertiginosi. Ma credo che il nostro compito, il compito di ognuno di noi, non sia tanto conoscere tutto e subito ma sforzarci ogni volta di cercare in tutto questo il bene dell’uomo. Anche davanti a una semplice app o
un nuovo social non dovremmo (altro proposito per l’anno) mai stancarci di chiederci: come posso usarlo per trarre il meglio non solo per me ma per tutti? Come posso trasformarlo in uno strumento di bene, di positività, di coesione, invece che di odio e di divisione? Potrà sembrarvi poco. Potrà sembravi una goccia nel mare, ma se ognuno di noi entrasse in questo tipo di mentalità, nel giro di poco, vedremmo dei cambiamenti ampi e importantissimi e non solo nelle nostre vite digitali. Perché, come ormai dovrebbe esserci molto chiaro, ciò che avviene nel digitale si riverbera direttamente in quelle che chiamiamo vite reali. Ecco: l’ultimo augurio che mi faccio e
vi faccio in questo inizio d’anno è di spaventarci, polemizzare e litigare di meno per diventare tutti sempre di più seminatori digitali di bene. © riproduzione riservata