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Alberto di Pontida. Dai campi di battaglia alla vita monastica

Matteo Liut giovedì 2 settembre 2021
Dalla violenza dei campi di battaglia alla dedizione della vita monastica: il percorso esistenziale di sant'Alberto di Pontida ci dimostra che è nel cuore di Dio – e non affidandoci agli strumenti del mondo – che possiamo trovare la vera pace. Ecco perché sant'Alberto alla vita sotto le armi preferì la consacrazione. Era un nobile bergamasco nato a Prezzate attorno al 1025 e aveva intrapreso la carriera militare. Una grave ferita subita sul campo di combattimento, però, lo spinse a cambiare radicalmente rotta nella vita. Fu così che tra il 1071 e il 1075 partì pellegrino verso Santiago de Compostela e sul cammino incontrò diversi monasteri cluniacensi. Affascinato da quella forma di vita, al ritorno si fece promotore del carisma di Cluny nella sua terra, fondando a Pontida nel 1079 un monastero dedicato a san Giacomo e l'anno dopo uno intitolato a sant'Egidio. Andò poi a Cluny per il noviziato sotto la guida di Ugo di Cluny e pronunciò i voti. Al rientrò fondò a Cantù un monastero di Benedettine. Morì nel 1095; nel 1911 le sue reliquie sono tornate a Pontida.
Altri santi. Sant'Elpidio, abate (IV sec.); san Nonnoso sul Monte Soratte, priore (VI sec.).
Letture. Romano. Col 1,9-14; Sal 97; Lc 5,1-11.
Ambrosiano. 2Mac 10,1-8; Sal 67 (68); Mt 11,7b.11-15.
Bizantino. Gal 3,23-4,5; Mc 6,30-45.