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Alba di pace

Giorgio Paolucci venerdì 15 luglio 2022
«Spacciatore, io? Altro che spacciatore, ero un boss del traffico internazionale di droga». Quando l'ho conosciuto, Ambrogio ci teneva a precisarlo, parlando con malcelata autoironia del suo passato. Un passato ormai lontano, ma che riemerge in maniera potentemente evocativa nel suo presente: dopo avere scontato molti anni di carcere, da qualche mese offre il suo tempo come volontario in un centro che accoglie tossicodipendenti. «Quando approdano qui e vedo quei volti sfigurati, non posso fare a meno di pensare che all'origine dei loro guai ci sono io. Ci sono io in cima all'abisso in cui sono precipitati, ci sono io nei quintali di droga che ho fatto arrivare in Italia dalla Colombia e che sono finiti nelle mani di tanti come loro, hanno bruciato le loro esistenze, hanno messo nei guai le loro famiglie, hanno causato reati e sofferenze». Per anni le notti di Ambrogio sono state popolate da fantasmi senza volto che gli ributtavano in faccia le sue malefatte, per anni ha fatto i conti con il rimorso e la vergogna, con un senso di colpa che non lo abbandonava mai. Ora desidera risalire la china. Non gli basta avere scontato la pena, si sente perennemente debitore, vuole riscattare il passato collaborando al bene. Perché un'alba di pace possa spuntare dopo tante notti insonni.