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Al territorio serve un «governo dell'acqua»

Andrea Zaghi sabato 13 luglio 2013
Un appello, l'ennesimo appello per fare in modo che l'acqua non sommerga l'Italia. È il messaggio che l'Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (Anbi), ha lanciato sciorinando come di consueto una mole impressionante di dati e poche - ma pesanti - richieste per arrivare ad un serio governo dell'acqua, e quindi del territorio, per mettere in sicurezza il Paese, aumentare la produttività agricola e abbattere gli enormi danni economici che ogni anno l'Italia deve sopportare a causa degli eventi atmosferici. Tutto, o quasi, ruotando attorno ai Consorzi di bonifica (circa 150), assunti a veri presidi del territorio e dell'ambiente insieme agli agricoltori.Secondo l'Anbi serve però una sorta di new deal per il territorio basato su tre punti: avere fondi a disposizione attraverso il 2° Piano Irriguo Nazionale (che deve essere ancora approvato), poter usufruire delle norme del Disegno di Legge sul Consumo del Suolo (anch'esso ancora da varare definitivamente), ma anche godere di forti semplificazioni burocratiche, veder finanziato il Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico. «Finora invece - ha sottolineato il presidente dell'Anbi, Massimo Gargano dal palco dell'Assemblea 2013 dell'Associazione -, il protagonista di questo processo, cioè il territorio italiano, è stato vittima dell'uomo, che ha saputo trasformare la madre acqua in matrigna, accentuando le conseguenze di cambiamenti climatici, per altro indotti da un supposto progresso, grazie alla confusa, spesso abusiva ed illogica cementificazione del territorio, che continua a consumare centinaia di ettari al giorno».Ma, a conti fatti, tutto questo significa poter avere a disposizione fondi che, ad oggi, in buona parte non esistono. Le Leggi Finanziarie 2007 e 2009 - dice ancora l'Anbi -, hanno disposto alcuni finanziamenti per la realizzazione del Programma Irriguo Nazionale. Erano previsti interventi per circa 2 miliardi di euro a fronte di un fabbisogno pari a circa 7 miliardi di euro, mentre nel 2004 e fino al 2006 erano state finanziate opere per poco più di un miliardo. Ad oggi però, le disponibilità rendono finanziabili interventi per complessivi poco meno di 600 milioni. Mentre la Legge di Stabilità 2013 non contempla nuove risorse per il Piano Irriguo Nazionale. Di fronte ad una situazione di questo genere, quindi, l'Anbi ha puntato la sua attenzione anche alle risorse finanziarie europee. La nuova Politica agricola comune, infatti, prevede lo strumento dell'"Accordo di partenariato": uno strumento ancora tutto da scoprire ma che prevede, ad oggi, anche azioni che prevedono la mitigazione del rischio idraulico, l'irrigazione, la creazione di nuovi bacini di accumulo e di infrastrutture finalizzate all'utilizzo di acque reflue depurate. Proprio ciò che servirebbe ai Consorzi e agli agricoltori per gestire meglio l'acqua. Ma tutto è ancora da giocare a Bruxelles e a Roma, mentre un pezzo alla volta l'Italia frana o affonda e l'acqua continua ad essere usata come si può e spesso malamente.