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Al mondo agricolo servono specializzazione, competitività e flessibilità

Andrea Zaghi domenica 15 gennaio 2017
Specializzazione e quindi competitività e poi regole chiare e strumenti flessibili per il lavoro, ma anche una politica agricola comune che guardi di più all'innovazione e all'equilibrio. Sono tante le sfide che aspettano i campi nostrani nel 2017. A metterle in fila questa volta è stato Agrinsieme, il raggruppamento di organizzazioni professionali creato da Cia, Confagricoltura, Copagri e dalle centrali cooperative Fedagri-Confcooperative, Legacoop agroalimentare e Agci Agrital, a loro volta riunite nella sigla Alleanza cooperative italiane - settore agroalimentare. Un'entità che da sola rappresenta – stando a quanto affermato dai protagonisti –, circa il 35% del fatturato agroalimentare nazionale, oltre due terzi delle aziende agricole attive e 800mila persone occupate. Una specie di holding dell'alimentazione che da pochi giorni ha un nuovo presidente, Giorgio Mercuri che è anche presidente dell'Alleanza cooperative agroalimentari, e che proprio al momento della nomina ha illustrato un "manifesto" del settore puntando immediatamente il dito sulla necessità di continuare la lotta al caporalato e aggiungendo a questa la richiesta di regole che favoriscano di più le imprese che fanno tutto per bene nelle procedure di assunzione di forza lavoro (Agrinsieme è favorevole al mantenimento dei voucher).
Non basta, perché per Mercuri il rilancio dell'occupazione agroalimentare passa anche per la specializzazione e l'innovazione. Una partita complessa ma necessaria: «Solo così – è stato spiegato –, si possono abbassare i costi, ridurre gli sprechi, come quello dell'acqua, ottimizzare gli interventi e ridurre l'utilizzo anche di sostanze chimiche in difesa dell'ambiente». Tutto senza dimenticare la necessità di mettere mano alla politica agricola comune per renderla più equilibrata.
Competitività ed efficienza, dunque, appaiono essere le parole d'ordine. Ed in effetti di questo pare esserci sempre più bisogno. Stando alle ultime rilevazioni Ismea, infatti, il 2016 l'agricoltura ha archiviato un 2016 in deflazione. In media – ha spiegato l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare – le quotazioni si sono ridotte del 5,2% rispetto al 2015, con particolare flessioni nell'ordine del 6,7% per le produzioni vegetali e del 3,1% per i prodotti zootecnici. Sui mercati agricoli hanno pesato gli squilibri registrati soprattutto nella prima metà dell'anno, legati a situazioni di surplus produttivo, alla maggiore pressione dell'offerta estera e a una domanda internazionale rivelatasi meno vivace rispetto al 2015. Una situazione che adesso, dopo lo scatto in avanti di dicembre, potrebbe migliorare. Ma non certo da sola.