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Agricoltori in strada per il Fondo

Andrea Zaghi sabato 14 marzo 2009
Gli agricoltori sono ancora una volta scesi in strada, seppur con un semplice presidio, per protestare e chiedere ascolto. In gioco, il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, proprio ieri promesso dal Governo ma non ancora attuato. La notizia, di per sé, può apparire banalmente tecnica, una ovvietà in un momento in cui i tagli alle spese sono all'ordine del giorno. Ma non è così. Da quel fondo sono prelevate le risorse per sostenere i cosiddetti «consorzi di difesa», cioè le strutture che si occupano, da decenni, di assistere le aziende agricole che si assicurano contro i danni da calamità naturali. Un meccanismo che, stando agli addetti ai lavori, mette in gioco ogni anno circa 250mila imprese che spesso mettono al sicuro i bilanci proprio con la cosiddetta "assicurazione-grandine".
Una situazione ad alto rischio, quindi, anche perché pare che il maltempo abbia già provocato gravissimi danni, e che potrebbe peggiorare se le compagnie assicurative non daranno fiducia al ministero delle Politiche Agricole, che ha promesso loro il rifinanziamento del Fondo, avviando immediatamente i contratti di assicurazione. D'altra parte, senza il Fondo di solidarietà, ha spiegato la Coldiretti, si interromperebbe una sorta di circolo virtuoso che negli ultimi anni ha già fatto risparmiare allo Stato 1,2 miliardi di euro e di cui già beneficiano i concorrenti europei con effetti definiti «devastanti» sull'agricoltura nazionale soprattutto pensando che la copertura dei danni è rivolta alle coltivazioni più importanti dell'agroalimentare italiano: dalla frutta, all'uva, ai cereali. Insomma " è l'idea condivisibile degli agricoltori " se è vero che in clima di crisi occorre evitare le spese inutili, è altrettanto vero che è opportuno anche evitare di tagliare oggi rischiando di pagare due volte domani. Sarebbe un disastro anche pensando agli ultimi numeri che fotografano lo stato dell'agricoltura dello Stivale. Il settore ha chiuso il 2008 con un aumento del 2,4% del Pil: unico comparto in controtendenza dell'economia italiana. Una dimostrazione di professionalità dei produttori, è stato spiegato subito " visto che il valore aggiunto per ettaro in Italia è il triplo di quello raggiunto in Usa ", che tuttavia non è bastata a nascondere le magagne del mercato alimentare. Prima fra tutte quella dell'eterna distorsione della catena dei prezzi dai campi alle tavole. Senza contare l'andamento da cardiopalma dei prezzi stessi. Secondo Istat, Ismea e Coldiretti, per esempio, solo a febbraio rispetto allo scorso anno, le quotazioni all'origine dei prodotti agricoli sono diminuite del 10,9% mentre quelle al consumo sono cresciute del 3,5.
All'ottovolante della filiera agroalimentare, quindi, non è il caso di aggiungere la roulette russa delle calamità naturali: sarebbe come aggiungere a danno altro danno. Basta pensare che, secondo i calcoli dei produttori, nel 2008 le inefficienze e le speculazioni sono costate qualcosa come 4 miliardi di euro, nonostante il forte calo dei prezzi delle materie prime agricole.