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Abchordis riscopre il sacro barocco napoletano

Andrea Milanesi venerdì 18 marzo 2016
Durante il XVIII secolo Napoli ha cominciato a imporsi come una vera e propria capitale della musica e ad attirare i più illustri artisti dell'epoca, richiamati da un lato dal grande prestigio della produzione teatrale, dall'altra dall'importanza delle opere sacre destinate a rappresentare il variopinto apparato che accompagnava i riti liturgici nelle varie chiese, confraternite, monasteri e ordini ecclesiastici della città partenopea.È questo il playground naturale sopra cui si è mosso l'ensemble vocale e strumentale italiano Abchordis nel progetto discografico dedicato al repertorio settecentesco napoletano di carattere religioso, firmando le prime registrazioni mondiali di alcuni lavori di compositori caduti perlopiù nell'oblio. A partire da Aniello Santangelo (fl. 1737-1771), autore di una brillante Sinfonia per archi in fa maggiore, ma soprattutto da Gennaro Manna (1715-1779), che fu prima direttore della Cappella della Santissima Annunziata e poi Maestro di Cappella del Duomo di Napoli; la sua Lectio VIII Defunctorum per soprano, due violini e basso continuo è un piccolo capolavoro di grazia, poesia e drammaturgia, che in quattro arie e un intenso recitativo accompagnato porta sul pentagramma le sofferenze patite da Giobbe e i suoi sentimenti di abbandono alla misericordia divina.Il baricentro artistico ed espressivo del disco coincide con lo Stabat Mater di Giacomo Sellitto (1701-1763), pagina di grande effetto che presenta svariate similitudini stilistiche con il celebre modello pergolesiano. Onore al merito ai giovani musicisti del gruppo Abchordis che, in una lettura rifinita con equilibrio e passione, confermano il valore della scuola napoletana barocca e di quella interpretativa italiana.Sellitto, Manna, SantangeloSTABAT MATERAbchordis EnsembleDeutsche Harmonia MundiEuro 20,00