Rubriche

scaffale basso 6 marzo 2016

domenica 6 marzo 2016
Bisogna essere geniali per giocare con la semplicità senza incontrare la banalità. Bisogna essere Sergio Ruzzier per consegnare ai quasi lettori o non lettori, un libriccino prezioso, come sono tutti i suoi, che con una semplicità sofisticata regala una grande avventura venata di dolcezza e ironia. Un albo a figure, secondo la definizione amata da Ruzzier – disegni con pennino e china colorati ad acquerello -
in cui le immagini, riconoscibili perché personalissime, grazie alla ricchezza dei dettagli riescono a raccontare molto più e molto altro di ciò che in modo lapidario suggerisce il testo.Che in questo caso è davvero minimo: due frasi al massimo di due parole ciascuna scritte in grosso.
Il meccanismo narrativo è centrato su una ripetizione aritmetica - uno, due e tre - in sequenze che lo sguardo attento dei bambini non stenterà a mettere in relazione all’altalenante andamento della storia. Dopo Una lettera per Leo,
Sergio Ruzzier,
autore e illustratore milanese da vent’anni newyorkese d’adozione,
torna in libreria per l’editore Topipittori con Due topi (14 euro): una giornata intensa e avventurosa, dalla colazione alla cena, di due teneri topi intraprendenti e un po’ ingenui, di quelli che dall’uno al due (e anche al tre) finiscono per mettersi nei guai. Certo non immaginano quanti imprevisti, qualcuno anche molto pericoloso, dovranno affrontare quando una mattina decidono di farsi un giretto sul lago. Remando remando le sorprese non si fanno attendere...
Dai 3 anni

Anche quello dei due orsi attaccabrighe protagonisti di Tu (non) sei piccolo, vincitore di premi prestigiosi, è un felice ritorno. Questa volta i due – uno grande e grosso, l’altro piccoletto ma non meno litigioso – sono alla prese con il posto in poltrona, che entrambi reclamano per sé. In virtù di ragioni assai deboli: uno perché dice di essersi seduto per primo, l’altro perché la occupa ora. Insomma
tutto si gioca sull’affermazione di un diritto a sedersi campato per aria ma irremovibile, con
quel “E’ mio! No, è mio” che infervora spesso i litigi tra fratelli o compagni.Su queste basi di pura lotta per la supremazia, la contesa tra i due litiganti procede con risvolti esilaranti e situazioni paradossali, ovviamente divertenti che culminano in un finale a sorpresa. Anche questo con una logica stringente che coinvolge oltre i litiganti occupati a prevalere uno sull’altro, altri personaggi… Autori di Quella (non) è mia (Terre Di mezzo Editore;
10 euro) sono sempre Anna Kang e il marito Christopher Weyant, uno dei vignettisti di punta del New Yorker. Dai 3 anni

Non si può citare l’inglese
David McKee senza ricordare la variopinta creatura che l’ha reso famoso, l’elefantino Elmer, un piccolo pachiderma dal mantello arlecchino, emblema della ricchezza di ogni diversità. A McKee piacciono i temi dell’alterità, dell’emarginazione e dell’inclusione che intreccia con personaggi stravaganti, come questi mostri di cui tratteggia impareggiabili profili, evidenziandone il lato mostruosamente ridicolo nel
fisico ma più ancora nei modi di fare e di pensare. Abbiamo riso di gusto con i litigiosi, inconcludenti, sbruffoni e persino un po’ tonti protagonisti di Due mostri
e ora eccoci, due anni dopo grazie all’editore Lapis, alle prese con le nuove risate di  Tre mostri (Lapis; 12, 50 euro), una favola allegra sulla paura della diversità, sul razzismo e l’opportunismo che rimandano a riferimenti di stretta attualità.
All’inizio c’è un’isola popolata solo da due mostri, uno rosso e uno blu, entrambi piuttosto pigri e scansafatiche. La loro vita scorre solitaria e noiosa perciò l’arrivo dal mare di un profugo in fuga da un paese terremotato potrebbe essere l’occasione buona per un atto di vitale generosità.
Invece no, i due bestioni non hanno alcuna intenzione di accogliere il mostro giallo, lui sì invece disposto al dialogo e
al lavoro.
Decisi in un primo tempo a cacciare l’intruso, i due si convincono che meglio sarebbe sfruttare a proprio vantaggio la situazione, usando il nuovo arrivato per fare pulizia sull’isola. Ma poiché la presunzione di furbizia si associa spesso con la stupidità, i due non si accorgono che andranno incontro al peggio. E se vorranno il piccolo vantaggio della compagnia del mostro giallo a cui invece non mancano savoir faire e intelligenza, dovranno scendere a patti con lui, abbassare i toni e usare l’educazione… Ovvero imparare a stare al mondo. Più lieto fine di così… Dai 4 anni