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1943, bersaglio di Simone Weil la tendenza totalitaria insita nei partiti

Alfonso Berardinelli sabato 17 maggio 2008
Esistono i conflitti sociali, esiste lo scontro fra interessi e valori contrapposti. Quando conflitto e scontro sono aperti e si entra in competizione per il potere, allora classi sociali, ceti, gruppi e tendenze culturali si organizzano per affrontare e battere l'avversario. Ma se le organizzazioni create per la lotta diventano partiti politici e istituzioni permanenti, allora anche i conflitti si immobilizzano. I partiti politici tendono a rendere permanenti le contrapposizioni. Creano nei loro aderenti identità e senso di appartenenza. Nasce una casta di professionisti del conflitto i quali, se il conflitto venisse superato, sentirebbero minacciata la propria esistenza.
Coloro che sono infastiditi e allarmati dagli eccessi ideologici e verbali della competizione politica, capiscono di che parlo. Nel 1943, quando l'Europa e il mondo erano precipitati nella catastrofe della guerra mondiale, Simone Weil, a 34 anni ma già alla fine della sua vita, scrisse uno dei suoi saggi più provocatori: Sulla soppressione dei partiti politici (da noi già presentato nei giorni scorsi).
È un testo poco noto e molto frainteso. Si accusa la Weil di volere una società dominata da un partito unico, l'esatto contrario delle sue intenzioni. Il suo bersaglio era invece proprio la tendenza "totalitaria" insita nell'idea di qualunque pensiero e verità "di partito". Invece che incrementare il pluralismo, le organizzazioni politiche permanenti impediscono in realtà ai singoli una vera libertà e indipendenza di pensiero.
Il meccanismo tristemente noto agisce anche oggi che la lotta fra democrazia, comunismo e fascismo, caratteristica del Novecento, è esaurita. Chiunque dica qualcosa in contrasto con lo spirito di corpo della propria parte politica è accusato di «fare il gioco dell'avversario».
Ma sarebbe bene allentare o abolire i legami di appartenenza. Una certa confusione fra destra e sinistra potrebbe favorire il rispetto della verità di fatto contro l'idolatria.