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Udienza. Il Papa: perseveriamo in preghiera e vicinanza per la martoriata Ucraina

Redazione Internet mercoledì 29 marzo 2023

L’unico che può cambiare i nostri cuori è lo Spirito Santo”. Così si è espresso, a braccio, il Papa, nella catechesi dell’udienza odierna pronunciata in piazza San Pietro e dedicata alla figura di San Paolo. “Un innamorato di Gesù”. Così il Papa ha definito Paolo di Tarso, nella prima delle due catechesi a lui dedicata, nell’ambito del ciclo di catechesi sullo zelo apostolico, che “appare dopo la sua conversione, e prende il posto del suo precedente zelo per il giudaismo”. “Era un uomo zelante per la legge di Mosé, per il giudaismo, e dopo la conversione questo zelo continua ma per predicare Gesù Cristo”, ha fatto notare il Papa a braccio, rivolgendosi ai fedeli presenti: “Saulo – il primo nome di Paolo – era già zelante, ma Cristo converte il suo zelo: dalla legge al Vangelo”. “Il suo slancio prima voleva distruggere la Chiesa, dopo invece la costruisce”, ha proseguito il Papa: “Ci possiamo domandare: che cosa è successo, passa dalla distruzione alla costruzione? Che cosa è cambiato in Paolo? In che senso il suo zelo, il suo slancio per la gloria di Dio è stato trasformato?”. “San Tommaso d’Aquino insegna che la passione, dal punto di vista morale, non è né buona né cattiva”, ha spiegato Francesco: “Il suo uso virtuoso la rende moralmente buona, il peccato la rende cattiva. Nel caso di Paolo, ciò che lo ha cambiato non è una semplice idea o una convinzione: è stato l’incontro con il Signore risorto che ha trasformato tutto il suo essere. Quello che cambia la vita è l’incontro con il Signore”.

“Lo zelo di Paolo rimane, ma diventa lo zelo di Cristo”, ha spiegato Francesco: “Cambia il senso, ma lo zelo è lo stesso. Il Signore lo si serve con la nostra umanità, con le nostre prerogative e le nostre caratteristiche, ma ciò che cambia tutto non è un’idea bensì la vita vera e propria, come dice lo stesso Paolo: ‘Se uno è in Cristo, è una nuova creatura’”. “L’incontro con Gesù Cristo ti cambia da dentro, ti fa un’altra persona”, ha detto il Papa ancora a braccio: “Se uno è in Cristo, è una nuova creatura: non è un maquillage, che ti cambia la faccia. Se tu sei cristiano di apparenza, questo non va: il vero cambiamento è del cuore, e questo è successo a Paolo”.

La passione per il Vangelo non è una questione di comprensione o di studi: tu puoi studiare tutta la teologia che vuoi e diventare ateo o mondano”. È il monito del Papa. Il cristianesimo, ha spiegato Francesco ancora fuori testo, “non è una questione di studi: nella storia ci sono stati tanti teologi atei. Studiare serve, ma non genera la grazia”. Poi la citazione di Sant'Ignazio di Loyola: “Non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e il gustare le cose internamente”. “Pensiamo ognuno di noi”, l’invito a braccio: “Io sono religioso, io prego, io cerco di osservare i comandamenti. Ma dov’è Gesù nella tua vita? Gesù dov’è? Hai incontrato Gesù? Parli con Gesù, leggi il Vangelo?”. No, allora, a “un cristianesimo non dico senza Gesù, ma con un Gesù astratto”: “Tante volte diciamo: ‘Guarda quell’altro, era un disgraziato e adesso è un uomo, una donna buona’. Chi lo ha cambiato? La tua vita, che è cristiana, è cambiata? Se non è entrato Gesù nella tua vita, non sei cristiano. Gesù deve entrare nella tua vita. L’amore di Dio ci spinge, diceva San Paolo. E lo stesso è successo ai tutti i santi, che quando hanno trovato Gesù, vanno avanti”.

“Se uno di noi dice: ‘Ti ringrazio, Signore, perché sono una persona buona’, questa è una strada di autosufficienza, che non ti giustifica. È un cattolico elegante, non un cattolico santo. Il vero cattolico è quello che riceve Gesù dentro, che ti cambia il cuore” ha continuato il Papa, commentando, durante l’udienza di oggi, il cambiamento che avviene in Paolo, il quale da persecutore diventò apostolo di Cristo. “Come la Vergine Maria, dopo l’annuncio dall’Angelo, parte con zelo per andare ad aiutare Elisabetta, così Paolo ha portato alle genti quella grazia di Cristo che lui per primo aveva ricevuto sulla via di Damasco e che gli aveva cambiato la vita”, ha spiegato Francesco: “Perciò, la radice dello slancio evangelico è l’amore stesso di Dio, non un impegno individuale o una caratteristica personale, come dice lo stesso Paolo”. In lui, per il Papa, “si verifica una specie di paradosso: infatti, finché si ritiene giusto davanti a Dio, allora si sente autorizzato a perseguitare, ad arrestare, anche ad uccidere, come nel caso di Stefano; ma quando, illuminato dal Signore Risorto, scopre di essere stato un bestemmiatore e un violento, allora incomincia a essere davvero capace di amare. E questa è la strada”. Di qui l’invito finale di Francesco, ancora una volta a braccio: “Cosa significa Gesù per me? L’ho lasciato entrare nel cuore, mi sono lasciato cambiare da lui o è solo un’idea, una teologia? Solo Gesù giustifica: l’idea di Gesù non ti giustifica. Il Signore ci aiuti a incontrare Gesù, e questo incontro con Gesù ci cambi la vita e ci aiuti ad aiutare gli altri”.

“Perseveriamo nella preghiera e nella vicinanza alla martoriata Ucraina”. È l’appello del Papa, al termine dell’udienza in piazza San Pietro, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Continuate a sostenere i vostri fratelli e sorelle sofferenti nell’Ucraina, nella martoriata Ucraina”, l’invito ai pellegrini polacchi, salutati poco prima.