Papa

Giornata dei Poveri. Il Papa: c'è la terza guerra mondiale, chiediamoci cosa fare

Redazione Internet lunedì 14 novembre 2022

Non lasciarsi “atrofizzare dalla rassegnazione”, neanche davanti a questa “crudele terza guerra mondiale” che colpisce soprattutto il popolo ucraino. Non farsi “incantare dalle sirene del populismo”. Non seguire maghi e falsi “messia” che propinano teorie fantasiose di disfattismo e complottismo o che “in nome del guadagno, proclamano ricette utili solo ad accrescere la ricchezza di pochi, condannando i poveri all’emarginazione”. Guardiamo invece a Cristo, “Dio della risurrezione e della speranza”: davanti a Lui riceviamo la forza e il coraggio per non avere paura davanti alle crisi. E guardiamo anche ai poveri, nel cui “volto” c’è Gesù. Loro sono “le vittime più penalizzate di ogni crisi”. In questa Giornata Mondiale dei Poveri la Parola di Gesù è un monito forte a rompere quella sordità interiore che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli

È un invito alla speranza, ad alzare lo sguardo e non lasciarsi travolgere dagli “sconvolgimenti della storia” l’omelia del Papa per la Giornata mondiale dei poveri. Per la sesta volta Francesco celebra la ricorrenza da lui stesso istituita nel 2016 nell’ambito del Giubileo della Misericordia. E quest’anno, in una Basilica di San Pietro gremita da vescovi, sacerdoti e fedeli, tra cui diversi clochard e indigenti accolti da Caritas e altre realtà associative, il Papa reitera il suo accorato appello anche per le vittime della “sciagura della guerra, che provoca la morte di tanti innocenti e moltiplica il veleno dell’odio”.

Il conflitto in Ucraina e in altre zone del mondo, a cui il Papa fa riferimento, è una crisi che si aggiunge ad altre crisi che affliggono il mondo, a cominciare dalla “crisi generata dai cambiamenti climatici e dalla pandemia, che ha lasciato dietro di sé una scia di malesseri non soltanto fisici, ma anche psicologici, economici e sociali”. E oggi, sottolinea il Pontefice, “vediamo sollevarsi popolo contro popolo e assistiamo angosciati al veemente allargamento dei conflitti”. Anche oggi, molto più di ieri, tanti fratelli e sorelle, provati e sconfortati, migrano in cerca di speranza, e tante persone vivono nella precarietà per la mancanza di occupazione o per condizioni lavorative ingiuste e indegne. E anche oggi i poveri sono le vittime più penalizzate di ogni crisi.



“Se il nostro cuore è ovattato e indifferente, non riusciamo a sentire il loro flebile grido di dolore, a piangere con loro e per loro, a vedere quanta solitudine e angoscia si nascondono anche negli angoli dimenticati delle nostre città”, rileva Francesco. “Questi angoli nascosti, oscuri, dove si vede tanta miseria e tanto dolore e tanta povertà scartata".
Non lasciarsi ingannare. Il Papa fa proprie le parole di Gesù nel Vangelo di oggi, quanto mai attuali. Anzitutto l’esortazione a “non lasciarsi ingannare”. Ingannare da cosa? “Dalla tentazione di leggere i fatti più drammatici in modo superstizioso o catastrofico, come se fossimo ormai vicini alla fine del mondo e non valesse la pena di impegnarci più in nulla di buono”. Se pensiamo in questo modo, ci lasciamo guidare dalla paura, e magari poi cerchiamo risposte con morbosa curiosità nelle fandonie di maghi o oroscopi, che non mancano mai. E oggi tanti cristiani, praticanti, vanno a visitare i maghi, cercano l’oroscopo come se fosse la voce di Dio. O ancora, ci affidiamo a fantasiose teorie propinate da qualche “messia” di ultim’ora, in genere sempre disfattisti e complottisti.

“Anche la psicologia del complotto è cattiva, ci fa male”, ammonisce il Papa a braccio. “Qui non c’o lo spirito del Signore. Non c'è: né andare a cercare i guru, né questo spirito di complotto… Lì non c’è il Signore”. Gesù ci avverte: “Non lasciatevi ingannare”. “Non lasciatevi abbagliare da curiosità credulone, non affrontate gli eventi mossi dalla paura, ma imparate piuttosto a leggere gli avvenimenti con gli occhi della fede, certi che stando vicini a Dio nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”, dice Papa Francesco.

Sì, è vero, la storia umana è costellata da eventi drammatici, “situazioni di dolore, guerre, rivoluzioni e calamità”, ma è altrettanto vero “che tutto questo non è la fine; non è un buon motivo per lasciarsi paralizzare dalla paura o cedere al disfattismo di chi pensa che ormai sia tutto perduto e sia inutile impegnarsi nella vita”. Il Dio dei credenti è il “Dio della risurrezione e della speranza”, il Dio “che risolleva sempre”. Il discepolo del Signore non si lascia atrofizzare dalla rassegnazione, non cede allo scoraggiamento nemmeno nelle situazioni più difficili… Con Lui sempre si può rialzare lo sguardo, ricominciare e ripartire

Il cristiano, allora, davanti alla prova - "qualsiasi prova sia, culturale storica o personale" - si interroga: “Che cosa ci sta dicendo il Signore attraverso questo momento di crisi?”. Anche io faccio questa domanda oggi: che cosa ci sta dicendo il Signore davanti a questa terza guerra mondiale? Che cosa ci sta dicendo il Signore? Ma mentre accadono “fatti di male”, bisogna domandarsi pure “che cosa concretamente posso fare di bene?”. La seconda esortazione di Cristo è infatti: “Avrete allora occasione di dare testimonianza”. Occasione: una “bella parola”, annota il Papa. “Significa avere l’opportunità di fare qualcosa di buono a partire dalle circostanze della vita, anche quando non sono ideali”. È quasi un’“arte”, un’arte “tipicamente cristiana”, quella di “non restare vittime di quanto accade: "Il cristiano non è vittima e la psicologia del vittimismo è cattiva, ci fa male! Il cristiano non resta vittima di quello che accade". Al contrario, bisogna "cogliere l’opportunità che si nasconde in tutto ciò che ci capita, il bene è possibile e prende quel poco di bene costruire anche a partire da situazioni negative”.

“Ogni crisi è una possibilità e offre occasioni di crescita”, ribadisce il Papa, “perché ogni crisi è aperta". "Ma cosa ci fa il cattivo spirito? Vuole che noi trasformeremo la crisi in conflitto e il conflitto sempre è chiuso, senza orizzonte e senza via di uscite. No! Viviamo la crisi come persone umane, come cristiani, ma non trasformandola in conflitto perché ogni crisi è una possibilità e offre occasione di crescita". Lo dimostra la vita stessa: “Spesso, i passi in avanti più importanti si fanno proprio all’interno di alcune crisi, di situazioni di prova, di perdita di controllo, di insicurezza”. E, allora, non bisogna sconvolgersi, distrarsi, né tantomeno rassegnarci.

Oggi ognuno di noi deve interrogarsi davanti a tante calamità, davanti a questa terza guerra mondiale così crudele, davanti alla fame di tanti bambini, di tanta gente: io posso sprecare, sprecare i soldi, sprecare la mia vita, sprecare il senso della mia vita senza prenderne coraggio e andare avanti?


La forza per fare tutto questo sta in Dio: nostro “custode”, nostro “Padre” che resta al nostro fianco anche “nei momenti più dolorosi”. “Amati da Lui, decidiamoci ad amare i figli più scartati, prendiamoci cura dei poveri, nei quali c’è Gesù, che per noi si è fatto povero”, insiste. Guardando i fratelli e sorelle che sono nel bisogno, guardando questa civiltà di scarto, questa cultura dello scarto che scarta i poveri, che scarta le persone con meno possibilità, che scarta i vecchi, che scarta i nascituri… Tutto scarto. Guardando questo cosa, cosa sento io che devo fare come cristiano in questo momento?

Distaccandosi ancora dal testo scritto, il Papa ricorda una vecchia tradizione, presente anche in alcuni paesini dell’Italia: "La cena di Natale lasciare un posto vuoto per il Signore che sicuramente busserà alla porta nella persona di una persona povera che ha bisogno". Il tuo cuore ha sempre posto libero per quella gente? Il mio cuore ha un posto libero per quella gente o siamo tanto indaffarati con gli amici, gli eventi sociali, gli obblighi? Mai abbiamo un posto libero per quella gente. Lasciamo invece un posto al povero, “nel cui volto, nella cui storia, nelle cui ferite c’è Gesù. L’ha detto Lui. Non dimentichiamolo mai”.