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Santa Marta. Papa elenca le tre modalità di vivere la povertà nella vita del cristiano

Debora Donnini-Vatican News giovedì 18 ottobre 2018

Papa Francesco a Santa Marta

Nella Messa stamani a Casa Santa Marta il Papa parla delle tre forme di povertà a cui è chiamato il discepolo: la prima è quella di lasciare le ricchezze, con il cuore essere distaccati dai soldi, la seconda è quella di accettare le persecuzioni, grandi o piccole, anche le calunnie, a causa del Vangelo, e la terza è la povertà della solitudine, di sentirsi soli, alla fine della vita. La sua riflessione parte dall’Orazione Colletta nella quale si sottolinea che tramite San Luca, il Signore ha voluto rivelare la sua predilezione per i poveri. Il Vangelo (Lc 10,1-9) parla poi dell’invio dei 72 discepoli in povertà - “non portate borsa, né sacca, né sandali” - perché Il Signore vuole che la strada del discepolo sia povera. Il discepolo attaccato a soldi o ricchezze, non è vero discepolo. (Debora Donnini-Vatican News)

Il discepolo sia povero con il cuore distaccato dalle ricchezze
Tutta l’omelia di Papa Francesco è, quindi, scandita sulle “tre tappe” della povertà nella vita dei discepoli, i tre modi di viverla. La prima, appunto, è quella di essere distaccati da soldi e ricchezze ed è “la condizione per iniziare la strada del discepolato”. Consiste nell’avere un “cuore povero”, tanto è vero che “se nel lavoro apostolico ci vogliono strutture o organizzazioni che sembrano essere un segno di ricchezza, usateli bene – ma distaccati”, ammonisce il Papa. Il giovane ricco del Vangelo, infatti, ha commosso il cuore di Gesù ma non è stato poi capace di seguire il Signore perché aveva “il cuore attaccato alle ricchezze”. “Se tu vuoi seguire il Signore, scegli la strada della povertà e se tu hai ricchezze perché il Signore te le ha date, per servire gli altri, ma il tuo cuore, staccato. Il discepolo non deve avere paura della povertà, anzi: dev’essere povero”, dice con chiarezza Papa Francesco.

La povertà delle persecuzioni a causa del Vangelo
La seconda forma di povertà è quella delle persecuzioni. Sempre nel brano del Vangelo odierno, infatti, il Signore invia i discepoli “come agnelli in mezzo ai lupi”. E anche oggi ci sono tanti cristiani perseguitati per il Vangelo e calunniati:

Ieri, nell’Aula del Sinodo un vescovo di uno di questi Paesi dove c’è persecuzione ha raccontato di un ragazzo cattolico preso da un gruppo di ragazzi che odiavano la Chiesa, fondamentalisti; è stato picchiato e poi buttato in una cisterna e buttavano il fango e alla fine, quando il fango è arrivato al collo: “Dì per l’ultima volta: tu rinunci a Gesù Cristo?” – “No!”. Hanno buttato una pietra e l’hanno ammazzato. L’abbiamo sentito tutti. E questo non è dei primi secoli: questo è di due mesi addietro! E’ un esempio. Ma quanti cristiani oggi soffrono le persecuzioni fisiche: “Oh, questo ha bestemmiato! Alla forca!”.

Papa Francesco ricorda poi che ci sono anche altre forme di persecuzione:

La persecuzione della calunnia, delle dicerie e il cristiano sta zitto, tollera questa “povertà”. Alle volte è necessario difendersi per non dare scandalo … Le piccole persecuzioni nel quartiere, nella parrocchia … piccole, ma sono la prova: la prova di una povertà. E’ il secondo modo di povertà che ci chiede il Signore. Il primo, lasciare le ricchezze, non essere con il cuore attaccato alle ricchezze; il secondo, ricevere umilmente le persecuzioni, tollerare le persecuzioni. Questa è una povertà.

La povertà del sentirsi abbandonato
C’è, poi, una terza forma di povertà: quella della solitudine, dell’abbandono. Ne dà un esempio la Prima Lettura di oggi, tratta dalla Seconda Lettera a Timoteo, nella quale il “grande Paolo”, “che non aveva paura di nulla”, dice che nella sua prima difesa in tribunale, nessuno lo ha assistito: “tutti mi hanno abbandonato”. Ma aggiunge che il Signore gli è stato vicino e gli ha dato forza. Papa Francesco si sofferma, dunque, sull’abbandono del discepolo: come può accadere ad un ragazzo o ad una ragazza di 17 o 20 anni, che con entusiasmo lasciano le ricchezze per seguire Gesù, poi “con fortezza e fedeltà” tollerano “calunnie, persecuzioni quotidiane, gelosie”, “le piccole o le grandi persecuzioni”, e alla fine il Signore gli può chiedere anche “la solitudine della fine”:

Io penso all’uomo più grande dell’umanità, e questa qualifica viene dalla bocca di Gesù: Giovanni Battista; l’uomo più grande nato da donna. Grande predicatore: la gente andava da lui a farsi battezzare. Come è finito? Solo; nel carcere. Pensate, voi, cosa è una cella e cosa erano le celle di quel tempo, perché se queste di adesso sono così, pensate a quelle … Solo, dimenticato, sgozzato per la debolezza di un re, l’odio di un’adultera e il capriccio di una ragazza: così finì l’uomo più grande della Storia. E senza andare così lontano, tante volte nelle case di riposo dove ci sono i sacerdoti o le suore che hanno speso la loro vita nella predicazione, si sentono soli, solo con il Signore: nessuno li ricorda.

Tutti i discepoli sappiano percorre strada della povertà
Una forma di povertà che Gesù ha promesso a Pietro stesso, dicendogli: “Quando eri ragazzo, tu andavi dove volevi; quando sarai vecchio, ti porteranno dove tu non vuoi”. Il discepolo è, quindi, povero, nel senso che non è attaccato alle ricchezze e questo è il primo passo. E’ poi povero perché “è paziente davanti alle persecuzioni piccole o grandi”, e – terzo passo – è povero perché entra in quello stato d’animo di sentirsi abbandonato alla fine della vita. Lo stesso cammino di Gesù, infatti, finisce con quella preghiera al Padre: “Padre, Padre, perché mi hai abbandonato?”. L’invito conclusivo del Papa è, dunque, quello di pregare per tutti i discepoli, “preti, suore, vescovi, papi, laici”, perché “sappiano percorrere la strada della povertà come il Signore vuole”.